venerdì 14 settembre 2018

Credere, fare, discernere e scegliere - FOI/3

Spesso si pensa che sia superfluo progettare nella mentalità media anche della Chiesa. E chi materialmente progetta? Non è roba di una gerarchia illuminata ma dobbiamo recuperare una ecclesialità. La pastorale o è progettuale o non è pastorale.

"Per chi e perché devo progettare" dovrebbe essere la prima domanda cercando di passare da una pastorale di trasmissione della fede a una pastorale della relazione umana. Mi interessa incontrarti perché esisti e sei uomo come me, ancora prima che per trasmetterti il Vangelo. Non perché il Vangelo sia meno importante ma proprio perché per trasmetterlo devo comprendere che oggi c'è una grande richiesta di relazione da parte dei giovani da tutti i sondaggi che sono stati fatti. Le nostre comunità sono attrezzate per dare vita a un oratorio? Ma, ancor di più, hanno voglia di dar vita a questo, di star vicino ai giovani?
In altre parole, è bene farsi tre domande:
  1. le nostre comunità sono sufficientemente attrezzate per dare vita oggi ad un oratorio e di quali strumenti hanno bisogno per poterlo fare?
  2. Ma ancora di più: hanno voglia, motivazione, energia sufficiente?
  3. E noi cosa possiamo fare per sostenere l'avventura dell'oratorio nelle nostre comunità?

Fare oratorio è più di un'offerta pedagogica qualificata. Che tipo di relazione educativa chiede Gesù ai suoi discepoli? Non una relazione di aiuto sociale. “Lasciate” dice Gesù ai suoi discepoli quando cercano di zittire dei bambini (Mt 19, 13-15). I giovani scappano da comunità paternaliste. Gesù chiede di imparare dai bambini: li indica come coloro che possiedono il regno. Come educatore, come animatore, ti stai educando al regno e non stai solo facendo una buona azione per quei ragazzi. L'azione educativa dell'oratorio deve essere letta e vissuta come evento spirituale e non come funzione sociale: per noi è fondamentale stare in relazione coi piccoli.

La pastorale è la cura: la pastorale dei volti. Cosa significa prendersi cura di te per quello che sei oggi? E a quali condizioni si può vivere una pastorale del genere? Occorre recuperare il senso del discernimento. L'ascolto è prioritario, e dunque prioritario diventa di conseguenza anche l'incontro. Gli incontri che proponiamo sono davvero esperienze di incontro oppure sono solo riunioni? La progettazione educativa è l'esercizio ecclesiale che ci permette di vivere il discernimento educativo.
Credere, fare, discernere e scegliere sono le quattro mosse per tenere insieme azione educativa, pastorale e discernimento. Collegare il «polo ideale» (credere) con il «polo operativo» (fare) saltando i livelli intermedi della visione (discernere) e della progettualità (scegliere) finisce il più delle volte per produrre un corto circuito educativo-pastorale, che brucia risorse, collaboratori, vocazioni.
In oratorio la Chiesa si può reinventare, si può ripensare, si può tenere viva a partire da una visione di chi è il cristiano oggi. Forse facciamo fatica a capire chi deve essere oggi il cristiano. Il discernimento educativo ci mantiene nell'ascolto dello Spirito, senza inaridirci nelle procedure, stando invece attenti alla comunità che vive la fraternità.

Un buon oratorio non è quello che risolve il problema ma che sa leggere dentro un bisogno una domanda, sa proporre un percorso possibile, permette ai ragazzi di sperimentarsi come “buoni”. L'oratorio è quell'ambito in cui tutta la comunità può crescere nella presa di cura, nella testimonianza umile e nell'evangelizzazione, attraverso il coinvolgimento ecclesiale e nell'apporto dei diversi carismi. Ed è la sintonia con le diverse figure che educa (allenatore, catechista, animatore, educatore, ...) e non il confronto fra esse.
Occorre impegnarsi a parlare la lingua dei ragazzi assumendo lo stile dell'animazione: andare incontro con ciò che desiderano. Ecco perché si fa sport in oratorio, ecco perché si fa teatro in oratorio, ecco perché si fa musica in oratorio. L'oratorio è un luogo di iniziazione umana (oltre che cristiana) con i mezzi semplici che ha a disposizione. L’oratorio, può essere quel contesto semplice e
accessibile in cui i ragazzi vengono accolti per essere attrezzati alla vita.
L'educazione cristiana – dice il papa – deve mettere in sintonia tre dimensioni: la testa, le mani e il cuore.
La progettazione educativa ha anch'essa delle dimensioni
dimensione pasquale
dimensione affettiva
dimensione intellettuale
dimensione della prossimità
dimensione itinerante

Tre provocazione per ripensarsi:
  • Il nostro oratorio è ambito di iniziazione umana e nello stesso tempo laboratorio di Chiesa per una Comunità che coglie nella relazione educativa un’opportunità per sé e per la sua crescita nella fede.
  • La cartina di tornasole che misura implacabile la nostra intensità missionaria è la comunicazione: oggi la Chiesa riesce a dire chi è? E quando lo dice è comprensibile?
  • Vogliamo veramente che il più lontano da noi torni ad essere quello a noi più famigliare? In altre parole, ci mancano quelli che mancano?



don Stefano Guidi
direttore della Fondazione Oratori di Milano

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