Mercoledì
31 gennaio, festa di don Bosco, abbiamo aperto l’oratorio feriale
di San Bartolomeo che ha ospitato 16 bambini delle elementari e una
ragazzina delle medie. La struttura dei pomeriggi è la medesima
degli altri oratori (vedi locandina) ma come dico sempre ogni
oratorio è fatto a modo suo e si incarna nella realtà che trova. Di
fatto l’oratorio lo dovremmo immaginare con le facce dei singoli
che lo vivono piuttosto che la sua connotazione fisica fatta di mura.
Ogni
settimana è un’occasione per imparare a intessere e vivere
relazioni con lo stile del regno dei Cieli (forse senza accorgersene
troppo): legami positivi e prosociali, che aiutano a uscire dal
proprio egocentrismo per far spazio ad altri che non mi sono scelto.
Più semplicemente, in oratorio (e San Bartolomeo non fa eccezioni)
impariamo a vivere da fratelli più che da amici. Gli amici, infatti,
si scelgono sulla base di qualcosa in comune che potremmo
sintetizzare con il termine “sim-patia”. I fratelli, come detto
pocanzi, non si scelgono ma si accolgono. E nella misura in cui mi
sono fare accogliere (nelle mie risorse e nelle mie povertà) sarò
in grado di accogliere gli altri, anche quelli anti-patici. Magari
con l’andare del tempo scoprirò che non sono poi tanto male, che
forse il giudizio doveva rimanere in sospeso per favorire una
conoscenza più profonda che non si fermi all’apparenza o al
sentito dire. Di fatto l’oratorio dovrebbe allenare all’em-patia,
ovvero al sentire ciò sentono gli altri, provando a mettermi nei
loro panni senza giudicare il libro dalla copertina.
Speriamo,
dunque, di fare questo cammino assieme ai ragazzini che vivranno
questa nuova avventura, di questo altro oratorio che monta su al
percorso degli oratori invernali, assieme anche a quei labOratori che
già avevano preso il via e che probabilmente prenderanno vita strada
facendo.
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