giovedì 25 ottobre 2018

Oratori invernali 2018-2019

Ciao a tutti!
Da tre settimane abbiamo iniziato a riabitare gli oratori della nostra UP cercando sempre di vivere le relazioni che si creano secondo lo stile del Regno di cui Gesù ha tanto vissuto oltre che tanto parlato. Non semplice ma occorre puntare in alto, e i frutti si vedono.

Come impostazione abbiamo cercato di mantenere quella degli altri anni cercando di aumentare la presenza la dove si è potuto, ad esempio al sabato dopo il catechismo a San Bartolomeo grazie alla disponibilità di Alex e Terenz (due nomi che suonerebbero bene in una serie tv degli anni 90 fra l'altro).

Al di là delle battute partire non è facile anche perché non possiamo fare affidamento ad altri giovani che sarebbero potuti saltare sulla barca grazie all'anno di vita comunitaria a Codemondo: siamo in meno giovani-adulti e ben frammentati.

D'altro canto un fenomeno positivo di cui già l'anno scorso stava emergendo è dato da quei ragazzi delle medie e primi anni delle superiori che abitano nei nostri territori (in particolare zona Regina Pacis) che coi loro ritmi, i loto carismi, le loro competenze si stanno lanciano nel servizio ai più piccoli chi affiancandoli nei compiti chi nel gioco. A Roncina stiamo cercando di capire come inserire i ragazzi di III media che vorrebbero rendersi utili: la cosa positivaè che l'estate ci ha fatto sperimentare (come scritto in un post) la figura dei raganimatori, ovvero quei preadolescenti che non sono ancora animatori ma nemmeno più ragazzini, quelli che ancora si divertono a giocare e fare i laboratori ma che allo stesso tempo desiderano contribuire alla conduzione del grest. Ci stiamo ragionando su come fare questa proposta: bello!

Ci sono anche adolescenti che dopo un bel servizio di animatori al grest stanno dando disponibilità anche durante la ferialità, anche attraverso la conduzione di alcune LabOratori (come quello di fotografia e di teatro) che partiranno fra poche settimane (iscrivetevi!).

Bellissime anche le collaborazioni con gli adulti, sia quelli che da anni sono dentro al progetto sia i nuovi che arrivano talvolta con nuove idee. Queste per me sono benedizioni e segno di generatività (si scrive così?), cioè segno di comunità che iniziano a vedere che c'è del bello e del buono in oratorio e che si sentono chiamate a renderlo ulteriormente bello e buono.

Nonostante ciò bisogna anche dire che ci sarebbe bisogno di più persone che nel loro piccolo e secondo il proprio carisma potessero mettersi in gioco, e questo in tutti gli oratori. In alcune parrocchie mancano adulti, in altre adolescenti, in altre giovani. Tutte vanno avanti con ritmi e velocità differenti come differenti sono gli oratori, e questo è un bene.

Quest'anno l'idea è di farci accompagnare da una figura che dell'oratorio è stato un padre: san Filippo Neri. Cercheremo di riflettere sui messaggi che ha mandato a suo tempo e che possono essere utili per il nostro e lavoreremo sulla sua figura nello specifico attraverso un film (da guardare più avanti quando la stagione è davvero brutta e fredda).

Ecco un pochino le idee in cantiere che stanno gravitando attorno al progetto invernale degli oratori. Come avrete visto ci sono locandine che girano sui telefoni, su facebook oppure che potete vedere appese alla bacheche: non solo per pubblicizzare ma soprattutto per ricordarci che l'oratorio è roba di comunità, che nel piccolo o nel grande riguarda tutti perché - come dice don Michele Falabretti, incaricato nazionale di pastorale giovanile - l'oratorio è una medicina per prendersi cura delle giovani generazioni del proprio territorio.

Concludo dicendo che nella locandina marrone troverete cose che sono partite, altre che partiranno, alcune che non siamo sicuri di riuscire a far partire nei tempi pensati...vorrei che qualcuno mi chiamasse (come sta succedendo, poco ma sta succedendo) per qualcosa che ancora non c'è scritto, da scrivere insieme, da far vivere insieme.





giovedì 4 ottobre 2018

Il sinodo a un anno dal sinodo

Che il Signore vi dia pace!
Con questa sollecitazione presa direttamente dal santo del giorno, san Francesco d'Assisi, vorrei aprire questo articolo.
Come saprete, da ieri ha avuto avvio il lavoro del Sinodo dei vescovi che ha per tema i giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Se ben ricordate il 30 settembre e 1 ottobre 2017 avevamo vissuto il Sinodo sugli oratori della nostra UP. A distanza di un anno mi volto indietro a riconosco alcuni passaggi che si sono fatti

  • la stesura di una Carta del Sinodo
  • la scrittura del Progetto Educativo degli oratori 
  • tanti volti di tante età incontrate in oratorio 
  • un approfondimento di alcune tematiche attraverso il blog
  • la formazione di una Equipe Oratori
  • la riaffermazione dei Consigli di Oratorio
  • il cammino nella casa della Missione km 0
  • nuovi labOratori creatisi dalla fantasia, carisma e disponibilità di alcuni fra voi
  • esperienze estive diversificate e significative
  • i calendari e le felpe
Più ci penso e più me ne verrebbero. Questo è segno di una cosa: non ci siamo seduti, siamo in cammino (a volte di corsa). Il nostro sinodo era preludio per quello che adesso stanno vivendo i vescovi: un'anticipazione di una riflessione sul mondo giovanile a diversi livelli e stadi di crescita che aiuta tutti a essere Chiesa in uscita.

"Prendersi cura dei giovani non è un compito facoltativo per la Chiesa, ma parte sostanziale della sua vocazione e della sua missione nella storia. È questo in radice l’ambito specifico del prossimo Sinodo: come il Signore Gesù ha camminato con i discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35), anche la Chiesa è invitata ad accompagnare tutti i giovani, nessuno escluso, verso la gioia dell’amore." [Instrumentum Laboris per il Sinodo dei vescovi]


Queste righe sono le prima che si incontrano leggendo l'introduzione dello strumento di lavoro che è arrivato nelle mani di tutti coloro che hanno responsabilità pastorale in campo giovanile (diffuso in un lungo e in largo, tanto da poterlo ricevere anche il sottoscritto). Accompagnare i giovani verso la gioia e l'amore. Essere Chiesa aderente alla vita dei ragazzi e fedele al Vangelo. Come progetto oratori penso che l'anno scorso sia stato fatto un investimento notevole per avviare una diffusione dello stile di oratorio che potesse permeare anche le case dei nostri territori. Quest'anno il desiderio è quello di incontrare le comunità per poter vivere quanto ad esempio scritto sul Progetto Educativo. Era stato pensato un pieghevole proprio per essere tascabile, per arrivare sulle tavole delle case. Una brochure dove non c'era scritto tutto nel dettaglio ma alcuni punti non trascurabili. Un avvio, non un arrivo. Se l'anno scorso abbiamo investito nella progettazione direi che è giunto il periodo della co-progettazione con le parrocchie al fine di rendere vivo ciò che lo Spirito ci ha suggerito. Insomma non è roba banale l'oratorio.
Forse vi aspettavate l'articolo sull'inizio del progetto invernale come vi avevo promesso. Forse non vi aspettavate proprio niente. Forse non leggerai mai queste righe. Non importa: io devo scriverle e scrivendole so che il Signore raggiunge alcuni di voi: me lo avete dimostrato nel corso di questi anni e vi ringrazio. Sentitevi tutti chiamati in causa, una bella causa, quella di accompagnare i giovani verso la gioia e verso l'amore. Giovanni lo direbbe con una parola: Dio.

In conclusione vorrei stimolarci a pregare quotidianamente per il Sinodo sui giovani, affinché i padri sinodali possano essere strumenti di quel soffio dello Spirito che rende nuove tutte le cose.

PS: andate a rileggere gli articoli sul sinodo sugli oratori...li trovate un pò più indietro sempre su questo blog!

lunedì 1 ottobre 2018

Compigrest 2018

Ciao a tutti!
Sta per ripartire il progetto invernale degli oratori (di cui già da domani potrete leggere l'articolo se tutto va bene) ma non si può riprendere senza prima esserci detti come sono andati i CompiGrest di settembre a San Bartolomeo e a Regina Pacis.
Il tema, da entrambe le parti, è stato l'Esodo, ovvero la storia di Mosè dalla sua nascita fino al passaggio del Mar Rosso, la pasqua ebraica, il passaggio dalla schiavitù alla libertà. Quante volte anche noi siamo schiavi di gabbie invisibili fatte di egoismo, di individualismo, di utilità, di massimizzazione e razionalizzazione delle risorse fisiche e psichiche e ci dimentichiamo che solo il seme che caduto in terra muore produce molto frutto. 
Siccome il tempo che ho è quello che è in questi giorni e siccome per la prima volta al CompiGrest avevamo scritto e stampato un libretto con le riflessioni ho pensato bene di inserirle in questo articolo. Sì, è vero, sarà molto lungo come articolo ma è possibile anche leggerlo giorno per giorno: è uno strumento a vostro e nostra disposizione. Quello che andrete a leggere saranno però solo le riflessioni a parole mentre mancheranno tutte le parti introduttive coi testi biblici e le attivazioni che hanno reso le riflessioni accattivanti e ricordabili da parte dei ragazzi.
Buona lettura e buona meditazione a tutti.

Giorno I - salvato dalle acque.
Mosè è il protagonista della nostra storia e il suo nome sembra significhi “salvato dalle acque”. Era ebreo e per gli ebrei l’acqua, il mare, rappresenta le paure perché è qualcosa di instabile, inconsistente, non regge il tuo peso, ti fa sprofondare. Al tempo gli ebrei erano diventati schiavi in Egitto e la paura delle percosse e della morte era roba di tutti i giorni. Il faraone, nemico numero uno, vuole fare uccidere tutti i neonati maschi così tener ancora più sotto scacco il popolo ebreo. Tuttavia ciò che capita sfugge al suo controllo: Dio infatti spesso usa gli emarginati, gli scartati della società per fare cose grandi con lui. Questa è la storia di Mosé e di un popolo che desidera essere di nuovo libero.

Giorno II - coscienza sepolta: l'indifferenza.
Che strano destino quello del piccolo Mosé: tutti lo vogliono! Eppure doveva morire per ordine del faraone come tutti i bambini appena nati del popolo ebreo. E non solo sopravvive, ma va addirittura a vivere nel palazzo del faraone stesso. Mosé diventa, con il trascorrere del tempo, un giovane molto importante in Egitto. Ma lo sa o non lo sa di essere in realtà un ebreo? Di appartenere a un popolo che è reso schiavo dal padrone di casa?

Giorno III - coscienza risvegliata: sentire il grido di chi soffre.
Mosé scopre la verità su se stesso: è un figlio del popolo schiavo. Questo sembra aprirgli il cuore, e con un cuore nuovo riesce a vedere e sentire il dolore di tanti schiavi che non avevano fatto nulla di male per meritarsi una vita così brutta. Guidato da un proposito di giustizia compie una violenza, e la violenza non è gradita al Signore. La violenza ti fa nemico e dopo devi guardarti le spalle perché qualcuno non si vendichi. La paura di morire adesso permea anche l’esistenza del giovane Mosé.

Giorno IV - fuggire l'ingiustizia e la menzogna.
Mosé è costretto a fuggire. Sono tanti oggi quelli che vediamo fuggire dai loro paesi per via della guerra e di altre violenze. Mosé capisce che la violenza chiama altra violenza anche se usata per fare giustizia. Non è lui il padrone della vita degli altri. Si riscatta capendo i giusti modi: prende le difese di alcune fanciulle maltrattate da alcuni pastori ma senza usare violenza. Mosé è dovuto fuggire dalla casa del faraone e dalle sua mentalità fatta di piacere, di ricchezza e di agi. Trova accoglienza e famiglia presso un sacerdote ebreo, a Madian: ecco la ricompensa di chi agisce secondo il cuore e non secondo il proprio interesse.
Giorno V - umiltà: la via per una nuova vita.
Dal palazzo del faraone alla tenda del sacerdote la differenza è notevole. Attraverso l’umiliazione, Mosé scoprirà la grandezza della mitezza, la bellezza dell’umiltà. Nel frattempo il vecchio faraone muore e Dio sente il grido del popolo e se ne dà pensiero. Dio agisce sempre per il bene, mai per il male. Quello descritto è un Dio che ascolta, ricorda, guarda e non prende sonno per prendersi cura di te. Occorre essere molto umili per sentirsi amati follemente da Dio.

Giorno VI - incontrare Dio: riconoscere i suoi passaggi.
Dio incontra Mosè mentre pascola il gregge, mentre sta svolgendo il lavoro con umiltà, mentre si prende cura di quelle creature. Il pastore ha il compito di portare ai pascoli le bestie, ovvero di portar loro il cibo necessario. Dio accorcia le distanze e irrompe nella vita di Mosè attraverso un segno: un roveto che brucia ma non si consuma. Cosa è nella nostra vita qualcosa che brucia ma non si consuma? L’amore vero! Brucia ma non si consuma. Dio incontra Mosè, gli parla e gli da una missione, e che missione: andare dal faraone in persona e far liberare Israele dalla schiavitù. Ma ve lo immaginate? Un pastore che per giunta è ricercato che va a chiedere una cosa simile al re? Roba da matti! Eppure Dio non scherza e rassicura Mosè di una cosa: che potrà sempre contare su di Lui. Dio è più forte del faraone? Staremo a vedere.

Giorno VII - promessa di una vita con la giusta dignità.
Dio è Dio della vita e della vita in abbondanza. Non sogna per i suoi figli una vita mediocre e tanto meno una vita da schiavi, ma una vita in pienezza! Dio ti promette che se ti affiderai a Lui e solo a Lui farete grandi cose insieme e ne uscirà una vita stupenda! Dio stesso si pone come avversario del faraone, è Lui che conduce la battaglia, è Lui che si prende cura del suo popolo!

Giorno VIII - gli idoli del faraone.
Se non segui Dio, allora segui degli idoli. Proprio in questo consiste la peggiore delle schiavitù: perdere la vita per cose di poco valore. Gli idoli, infatti, chiedono a te dei sacrifici. Dio invece si sacrifica per te. La differenza è notevole. Idoli di oggi sono l’individualismo e l’egoismo (cioè pensare di essere l’unico al mondo attorno al quale ruota tutto il resto), sono i "ladri del tempo" (come quando per vedere solo un video su youtube finisci per perderci delle ore senza combinare nulla nella tua vita reale), le scommesse, …Tutte prima o poi ti presentano il conto e il conto è salato. Dio invece è disposto a pagare il prezzo più alto per te perché sei suo figlio e sei prezioso ai suoi occhi. Chi scegli allora: gli idoli del faraone o il Dio della vita?

Giorno IX - faraone vs Jhvh
Jhvh ha finito la sua pazienza nei confronti del faraone e scende in campo per vincere la battaglia. Dio fa cose nuove e rende nuove tutte le cose, mentre il faraone non sa creare qualcosa, mai, sa solo storpiare quanto fa Dio. Ciò che sembra forte agli occhi degli uomini è debole al cospetto di Dio che sceglie di ripartire sempre dai piccoli, dagli umili, dai disponibili. Occorre credere! Tu che fai: credi o stenti?

Giorno X - credere per vedere (e non vedere per credere)
È come una partita vinta al 90esimo! Jhvh vince sul faraone, il popolo è salvo! Mosè è stato il primo a vedere che la vittoria era possibile perché ha molto creduto in Dio che gli stava promettendo molto di più! Tante volte si sente dire dalla gente un detto: “Vedere per credere”. Quella però è la logica del faraone, di chi non si fida, di chi controlla tutto e tutti. La logica della fede invece ti spinge prima a credere per poter vedere quello che vede Dio! Se credi vedrai che Dio è sempre al tuo fianco, lo è sempre stato e lo sarà per sempre. È Lui che ti libera dalle schiavitù per renderti un suo libero figlio! Credi e sii nella gioia!