giovedì 29 dicembre 2016

Oratorio in tempo di Natale

In questi giorni corriamo tutti il rischio di anestetizzarci di troppi cibi succulenti e di troppi (a volte) gesti superficialmente ruffiani. Se invece proviamo a tenere il ritmo delle letture corriamo un altro rischio: quello di incontrare Qualcuno di inaspettato, Qualcuno che ti fa riflettere su tante cose.

Avvento. La Scrittura ci mette davanti la storia di Maria e di Giuseppe (e non solo), due giovani diversissimi fra loro ma capaci di andare oltre all'apparenza, cercando qualcosa (o Qualcuno) che stia oltre a una vita piatta e appagata di affari secondari che non soddisfano la sete di pienezza.

Natale. Il tempo in cui siamo letteralmente immersi offre letture di primo acchito contrastanti fra loro. La nascita di Gesù dove "in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini [...] eppure il mondo non lo ha riconosciuto" (Gv 1). Santo Stefano, il primo donatore degli organi della fede, che non si preoccupa di come o che cosa dire, non si occupa di difendersi ma si svuota per essere colmato di quello Spirito del Padre che parlerà per lui (cfr. Mt 10). San Giovanni Apostolo ci introduce, dopo una corsa a perdifiato, nella tomba dove era stato deposto il corpo di Cristo: e siamo a Natale! E dopo essere entrato "vide e credette" (Gv 20). I Santi Innocenti trucidati da Erode, un re fasullo. A farla franca su tutti gli Erodi di tutti i tempi sembra essere un ragazzo che una volta ancora crede ai sogni, realizza le ispirazioni con le quali Adonai lo visita. La presentazione di Gesù al tempio e l'incontro con un anziano uomo attento ai segni dei tempi che ci invita a lasciarci un po' andare con Dio: "Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti" (Lc 2). La Santa Famiglia di Nazareth che ricorda che la vocazione di una famiglia è essere Chiese Domestiche, come ci invita Papa Francesco: cenacoli di preghiera in cui rinnovare il desiderio di santità.

Come educatore degli oratori di Santa Maria degli Angeli sento due bisogni.
Il primo è quello di spingere i nostri oratori nella corrente del Vangelo, come si spinge una barca su un fiume, lasciando trasportare la dove vuole. Dunque, parafrasando quanto detto prima rendere i nostri oratori case di sognatori, case illuminate e illuminanti, case di servizio e sacrificio, case di energie spese alla rincorsa di una vita in pienezza, case di affido, case di spensieratezza e di responsabilizzazione, case di preghiera e di santità.
Il secondo bisogno è quello di circondarmi di persone che corrano il rischio di lasciarsi trasportare dalla Parola di Dio che fa fiorire la vita anche nel deserto. Vi chiedo di aiutarmi ad aiutarvi per prendere consapevolezza che gli oratori sono chiamati ad accompagnare le giovani generazioni con metodi calzanti alla vita di oggi ma tenendo lo sguardo alla Sorgente, sulle alte vette, dove l'amore del Padre sconfigge ogni paura.

Buon tempo di Natale!

ciri