mercoledì 29 novembre 2017

Ecco il contenuto della Carta del Sinodo sugli Oratori

“Per essere fedeli al Vangelo e fedeli ai giovani occorre tenere presente che una pastorale giovanile ordinaria si compone di:
-          cammini formativi di gruppo: dove si esprime l’accompagnamento personale e costante, settimana dopo settimana, anno dopo anno, secondo le esigenze delle età dei ragazzi coinvolti e secondo una progettualità e una gradualità progressive negli anni
-          esperienza di oratorio: dove per oratorio si intende, più che un luogo, uno stile educativo totalizzante, che mira a mettere al centro il ragazzo anche attraverso la valorizzazione dei suoi talenti e dei suoi gusti, creando opportunità e spazi educativi per far vivere lo sport, l’animazione, la musica, il teatro, la scuola da protagonisti creativi, in un vero e proprio laboratorio dei talenti”
[Servizio di Pastorale Giovanile diocesana]


Evangelizzare con e in oratorio

“L’oratorio, in quanto espressione educativa della comunità ecclesiale, condivide con essa il desiderio e l’urgenza della missione evangelizzatrice, che «consiste nel realizzare l’annuncio e la trasmissione del Vangelo» e insieme «annunciare il Signore Gesù con parole e azioni, cioè farsi strumento della sua presenza e azione nel mondo»
[…] Tali percorsi, nella loro diversità e ricchezza, si caratterizzano per uno specifico stile di evangelizzazione, possibile e tanto più efficace quanto più attua le seguenti condizioni:
-          la testimonianza di fede in una concreta comunità cristiana da parte di coloro che animano l’oratorio
-          l’inserimento del ragazzo e del giovane in un’esperienza oratoriana che è allo stesso tempo cammino personalizzato e comunitario
-          l’accoglienza progettuale del ragazzo e del giovane, rispettati nel loro percorso storico di vita e nei loro interessi espressivi e ricreativi, ma insieme pro-vocati e sollecitati nel loro cammino di crescita e maturazione verso la pienezza di maturità in Cristo
-          la possibilità di percorsi graduali e differenziati
[Laboratorio dei talenti, Vescovi Italiani]

Pertanto sogniamo un oratorio...
·         in grado di costruire relazioni positive (prosociali) e in esse vivere il Vangelo, prendendo esempio dalle prime comunità dei discepoli che vivevano le dinamiche del regno dei Cieli condividendo tutto, a partire dal proprio tempo
·         che evangelizzi più nel modo di stare insieme che con le parole, utilizzando i linguaggi propri che gli appartengono: nell'accoglienza senza pregiudizi, nel gioco di squadra, nella collaborazione durante lo studio, nelle attività di riflessione e catechesi, nella merenda come pasto condiviso
·         capace di portare il Vangelo anche all'esterno, tenendosi in costante apertura con la strada per capirne i bisogni e costruire proposte di cammino in grado di prevenire disagi
·         portato avanti da testimoni del Risorto, educatori in grado di far la differenza e dare unitarietà alle diverse attività che si svolgono, dall’Eucaristia alla partita di calcio.


Comunità e figure educative in oratorio

L’oratorio è l’espressione della comunità ecclesiale che, sospinta dal Vangelo, si prende cura, per tutto l’arco dell’età evolutiva, dell’educazione delle giovani generazioni.
[…] L’oratorio educa ed evangelizza, in un contesto ecclesiale di cammino comunitario, soprattutto attraverso relazioni personali autentiche e significative. Esse costituiscono la sua vera forza e si attuano sia attraverso percorsi strutturati sia attraverso espressioni informali. L’attuale emergenza educativa è letta da più parti come esito di un impoverimento delle relazioni educative personali.”   [Laboratorio dei talenti, Vescovi Italiani]

Pertanto sogniamo un oratorio...
·         che sia espressione di una comunità cristiana che si prende cura delle giovani generazioni
·         fatto di animatori ed educatori credibili, con la passione per i più piccoli, con il desiderio di trascorrere del tempo con loro, senza la fretta e la freddezza di un servizio da dover portare a termine il prima possibile. Fatto di “chiamati”: il volontario fa fino a quando vuole, mentre il chiamato sa che ha qualcosa da dare, che vuole donarsi dando testimonianza a Colui da cui è stato inviato
·         che far portare a frutto i talenti sia di chi svolge un servizio sia di chi lo riceve, ponendo particolare attenzione a far leva sui carismi di ciascuno e non a cercare forze per tappare dei buchi
·         affascinante agli occhi di chi ne entra in contatto, che faccia incontrare ai più giovani persone con grandi sogni che con fatica e dedizione sanno trasformarli in realtà
·         in ascolto dei giovani e delle loro idee, dei loro desideri, delle loro angosce, delle loro sfide quotidiane, delle loro passioni
·         per cui la comunità parrocchiale preghi e dia luogo a momenti di preghiera nel quale dar forza alla missione oratoriana


Percorsi educativi di accompagnamento in oratorio

In oratorio chi arriva nuovo così come chi lo abita da tempo, il ragazzo come l’adulto, vi trova il suo spazio di espressione e di partecipazione, la valorizzazione delle capacità, e soprattutto l’opportunità di essere riconosciuto e accolto come persona. Da una fase iniziale a quella più avanzata si delinea quel processo di coinvolgimento che spesso induce a sentire l’ambiente oratoriano come la propria seconda casa, il luogo dove ci si sente a proprio agio e dove si assumono impegni e responsabilità, dove si impara che c’è più gioia nel dare che nel ricevere (cfr At 20,35).
[…] Occorre, inoltre, misurarsi anche con situazioni di grave degrado sociale e culturale: di fronte a tali contesti, con lo spirito del buon samaritano l’oratorio si fa “prossimo”, reinventando modalità e iniziative per rispondere alle nuove emergenze educative.
[…] Il metodo proprio dell’oratorio è quello dell’animazione, ovvero quello del coinvolgimento diretto; è un metodo attivo che si caratterizza per il protagonismo del soggetto e per la notevole carica esperienziale. Esso parte normalmente da un’attività semplice, dinamica e attraente per comunicare dei contenuti o stimolare una riflessione.
[Laboratorio dei talenti, Vescovi Italiani]


Pertanto sogniamo un oratorio...
·         in cui le attività proposte accompagnino i ragazzi in un percorso di crescita umana e spirituale, aiutandoli a ragionare sui modi con cui relazionarsi bene con gli altri e non solamente dando loro ricette preconfezionate
·         in cui anche attraverso il gioco in cortile i ragazzi non si sentano mai esclusi come capita spesso in altri ambienti più selettivi: in oratorio ci si ingegna affinché tutti coloro che lo desiderano possano trovare spazio
·         che possa essere casa fra le case del quartiere, in cui è più importante come si vive piuttosto che che cosa si fa, in primis c'è bisogno di qualcuno che (con il sorriso) accolga chi entra per quello che è e non per quello che si vorrebbe fosse: il seme porta frutto col tempo, siamo nel campo dell'accompagnamento lento e graduale
·         in cui vi sia incontro e non scontro fra diverse culture e religioni, un cantiere di pace in cui poter sperimentare un breve momento quotidiano di preghiera insieme a inizio delle attività
·         che aiuti i ragazzi a capire che la fede non è possibile viverla solo in oratorio ma anche fuori: la fede è nel modo in cui ci si rapporta, si gioca, si prendono le proprie responsabilità, si vive... L’oratorio da una chiave di lettura del mondo in cui umano e divino si intrecciano e l'uno non vuole fare a meno dell'altro

 Reggio Emilia, 23 novembre 2017



Nessun commento:

Posta un commento