mercoledì 13 giugno 2018

Fra imperatori e cavernicoli: i grest di giugno

Stiamo vivendo i primi giorni di grest sia a Roncina sia a Regina Pacis e l'estate è davvero cominciata anche se i nuvoloni e i temporali sembrano farci respirare più un'aria di campeggio che di grest.
A Roncina, attraverso il cartone animato de "Le follie dell'imperatore" stiamo lavorando sul senso profondo con cui Gesù ha insegnato ai suoi a stare al mondo: non da padroni prepotenti ma da servi umili, non da superiori ma da minori, gente disposta a soffrire con gli altri e non a burlarsi delle umiliazioni altrui. Siamo partiti ascoltando dal discorso sulla montagna le beatitudini, che rappresentano la strada per la felicità, per la santità come dice papa Francesco in "Gaudete et exsultate", la sua nuova esortazione apostolica.

"Gesù ha spiegato con tutta semplicità che cos’è essere santi, e lo ha fatto quando ci ha lasciato le Beatitudini (cfr Mt 5,3-12; Lc 6,20-23). Esse sono come la carta d’identità del cristiano. Così, se qualcuno di noi si pone la domanda: “Come si fa per arrivare ad essere un buon cristiano?”, la risposta è semplice: è necessario fare, ognuno a suo modo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini. In esse si delinea il volto del Maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita." [Papa Francesco, Gaudete et Exsultate]

Il pontefice più volte sottolinea quel "ognuno a modo suo" che ci chiama non tanto e solo a dire la Parola di Dio ma a essere Parola di Dio oggi nel mondo. Incarnare la Parola ognuno è chiamato a farlo non nel modo di qualcun'altro ma scoprendo il suo.

A Regina Pacis stiamo, invece, guardando come Dio mette luce sul nostro cammino e ci chiede di affrontare le nostre paure e non di restarne ingabbiati. Come cartone di riferimento abbiamo scelto i Croods, una famiglia di cavernicoli il cui padre esordisce sempre ripetendo che non bisogna mai smettere di avere paura, perché è la paura che li ha tenuti in salvo. Eppure vivere sotto il costante effetto della paura non è vivere, al massimo può essere un sopravvivere, un esistere. Ma la Vita, quella in Gesù, ci chiama a uscire dall'isolamento che questa crea. Proprio come hanno fatto i discepoli da quando Gesù ha cominciato ad apparire a loro da risorto. Non è infatti la morte l'ultima parola su Gesù e non lo sarà nemmeno per ciascuno di noi. L'ultima parola ce l'ha l'amore, infatti chi ama è già passato dalla morte alla vita. 

Insomma questi grest non smettono di farci camminare alla sequela di Cristo, al fine di rivelarci sempre più qualcosa di lui e sempre più qualcosa di noi. Solo Dio, infatti, è in gradi di rivelare l'uomo all'uomo.