martedì 29 maggio 2018

L'estate addosso


Giugno è alle porte e questo significa estate, e questo significa grest e campeggi!!! Portato a compimento il percorso degli oratori invernali non perdiamo tempo: si comincia con i primi grest. Quest’anno saranno quello di Roncina e quello di Regina Pacis (8–22 giugno) ad aprire le danze, passando il testimone a quelli di Codemondo e di Spirito Santo (2–13 luglio) collegati da una settimana di campeggino per i bambini delle elementare di tutta la UP (24 giugno–1 luglio). Per i ragazzi delle medie avrà luogo il mediogrest (2–6 luglio). A conclusione di tutto come ogni anno vi saranno i compigrest di San Bartolomeo e Regina Pacis (3– 14 settembre).
Ma cosa ci sta sotto un campo estivo? Per qualcuno potrebbe rappresentare un “parcheggio” per i propri figli o nipoti, per altri una serie di giochi al fine di tenere occupati di bambini, per altri ancora una serie di attività per far divertire tutti. Ma siamo seri: se fosse qualcosa del genere perché la Chiesa, la sposa di Gesù, dovrebbe investirvi energie? Per tirare su qualche soldo per poter pagare delle spese ok, ma tutti qui?
Certamente no. Al cuore di ogni grest vi è il cammino al servizio degli animatori. È sporcandosi le mani, ingegnandosi per disegnare le scenografie, stando fianco a fianco con dei piccoli che fanno esperienza di Dio, se guidati e attrezzati di strumenti. A cascata certamente i primi beneficiari saranno i ragazzini iscritti, è ovvio. Non si tratta di dare attenzione ad alcuni per toglierne da altri: si tratta di generare uno stile di servizio come quello del buon samaritano che “perde il suo tempo” per l’altro, un modo di relazionarsi simile a quello del bel pastore che chiama ciascuno per nome e viene riconosciuto dal gregge.
Per quanto mi riguarda la mia missione nella missione di un campo estivo è quella di cercare, trovare e adoperare le leve giuste affinché ciascun animatore possa essere messo in grado di fare esperienza del Dio della rivelazione. Certamente c’è bisogno di tanta preghiera ma anche di tante persone adulte e giovani che possano permettere tutto questo.
A volte ricevo telefonate da parte dei genitori che desiderano iscrivere il proprio figlio al grest ma capisco che stanno cercando altro. Da un lato li capisco: c’è un’esigenza. Dall’altro non li capisco: davvero ti interessa di più lamentarti del fatto che non copriamo anche le ultime due settimane di luglio perché non sai come sistemare le cose piuttosto di sapere lo spessore dell’esperienza che tuo figlio potrebbe fare nel tempo che abbiamo?
L’estate è ormai addosso come dice Jovanotti in una delle sue canzoni e come educatori e animatori desideriamo che anche l’odore delle “pecore” ci rimanga appresso.

martedì 22 maggio 2018

Oratori invernali: un anno di cammino


La settimana scorsa si è conclusa l’avventura degli oratori del periodo “invernale” apertosi in ottobre. È stato anche questo un anno ricco di sfide educative a cui le comunità hanno provato ad accettare in tempi e modi diversi. Siamo riusciti a vivere bene o male tutti gli oratori dell’unità pastorale, stando attenti alle differenze sia territoriali, sia sociali, sia di risorse che ciascuno di essi presenta.
Cortili aperti, accompagnamento nei compiti, merende condivise, giochi organizzati e non, momenti di riflessione e di discussione, laboratori sportivi, di cucina, di chitarra, di meccanico di bici sono state le principali attività che hanno preso vita nei nostri oratori. Tutto questo è un linguaggio, è uno stile fatto meno di concetti e più di esperienza, meno di nozioni e più di relazioni. Quasi a dire che in oratorio conta cosa si da ma ancor di più il come lo si fa. D’altronde anche Gesù nel suo comandamento finale ha lasciato un come: “Amatevi come io ho amato voi”. Ed è questo benedetto “come” che irrompe nella quotidianità dei ragazzi dell’oratorio e senza dire parole parla lingue nuove, che raggiungono e scaldano il cuore.
Per intenderci meglio proviamo a vedere il gioco al contrario. Si possono aprire i cortili ma non accogliere come accoglie Gesù; si possono far fare i compiti a ragazzini ma senza l’accompagnamento che inventerebbe Gesù; si possono mangiare le merendine ma senza lo stile di condivisione di Gesù;  si possono organizzare i più bei giochi del mondo ma senza quello stare in mezzo ai ragazzi che contraddistinguerebbe la presenza di Gesù.

Viceversa, avendo sempre il Maestro come modello allora ogni attività potrà far trasudare in maniera discreta e umile (perché Dio è discreto e umile) dell’amore del Signore, della sua prossimità nella ferialità. Spesso siamo troppo convinti che per far qualcosa di significativo occorrano i grandi eventi: non è vero. Lo dico e lo ripeto: nelle vite (in particolare di chi è nell’età dello sviluppo) incide molto di più il solito lampione acceso che mi permette di infilare la chiave di casa nella serratura quando fa buio piuttosto che i riflettori di un concerto. Questi ultimi sono bellissimi e fanno sognare ma sono a tempo determinato: prima o poi tu sai benissimo che smetteranno di illuminarti. Il solito lampione della solita strada è certamente meno entusiasmante, meno abbagliante ma ha la caratteristica del per sempre, tanto che la volta in cui viene a mancare la corrente non te lo aspettavi ed è lì forse che capisci quante volte è stato fedele al suo umile impegno.

giovedì 10 maggio 2018

A scuola dalle...API!


La settimana scorsa con i ragazzini di V elementare dell'oratorio di Regina Pacis siamo andati a Codemondo, presso l'azienda agricola de Le Api Libere per studiare più da vicino la vita di questi insetti da cui spesso scappiamo ma senza le quali la nostra stessa esistenza sarebbe messa a repentaglio.

La giornata non prometteva sole ma abbiamo azzardato ugualmente e ne è valsa la pena. I bambini innanzitutto sono stati protagonisti di una caccia ai diversi fiori presenti nel giardino: di che colore erano, dove si trovavano (su una pianta, su un prato, un cespuglio, ...). A restituzione fatta hanno ascoltato Annalisa, l'esperta, che ha spiegato loro che alcuni fiori servivano per produrre il miele e addirittura era possibile mangiare quei fiori. Attenzione perché non tutti i fiori sono commestibili: quelli erano fiori di Acacia e sanno di...legumi!
In questo pomeriggio abbiamo visto come funziona la produzione del miele da parte delle api e come vengono allevata in un'azienda agricola. Abbiamo inoltre seminato semi di Acacia in un bicchiere di plastica così da poterlo portare a casa e farlo crescere in giardino o in balcone. Prendersi cura di una pianta è un metodo molto educativo per imparare a prendersi poi cura anche di tutto il creato, persone in primis.
Al termine di tutto non si poteva non concludere con la merenda e con l'assaggio di due mieli diversi: quello di Acacia (ovviamente) e quello di castagno.
Dal tragitto alla caccia ai fiori, dall'alveare alla produzione, dalla città alla campagna, quella di mercoledì scorso è stata una giornata indimenticabile!!
Possiamo dire di essere andati effettivamente a scuola dalle api!