lunedì 25 settembre 2017

Sinodo - il metodo del discernimento comunitario

Ciò che ci identifica al Sinodo dei Vescovi non è la sua autorità ma il seguire lo stesso metodo e fine: lo sforzo di un serio discernimento comunitario con lo scopo di riconoscere quanto lo Spirito ci sta suggerendo. Il procedimento del discernimento comunitario è un preciso modo di mettersi in ascolto della volontà di Dio attraverso il confronto e il dialogo con i fratelli. È importante procedere in maniera ordinata, attraverso un metodo, proprio come avviene in un vero sinodo. I conduttori dei diversi gruppi di lavoro ti aiuteranno a rispettare una modalità di discussione attenta a non far emergere il parere di qualcuno, ma a far risuonare la voce dello Spirito in tutti.
Alcuni atteggiamenti e alcune attenzioni saranno necessarie durante la discussione e può essere importante che tu li abbia chiari già da ora:
  Lo Spirito accompagna questo itinerario e l'esercizio del discernimento sarà  collocato in un contesto di preghiera e di invocazione per chiedere il dono della sapienza e dell'intelletto, della scienza e del consiglio, della fortezza, della pietà e del timore del Signore.
Tutti dobbiamo aver chiaro quale è l'oggetto di cui si deve discutere, quale la domanda su cui di deve cercare una risposta. Per questo è importante che tu legga con cura queste pagine dello “Strumento di Lavoro”. Se qualcosa non è chiaro è  bene che ve lo segnate così che possa essere chiarito all'inizio del sinodo. La fase iniziale del sinodo servirà a chiarire ulteriormente le questioni e le domande, attraverso anche l'aiuto di un esperto invitato a parlarci. 
Sarà importante che discussione non diventi mai un dibattito: ciascuno deve prestare grande attenzione soprattutto all'ascolto dell'altro evitando forme di giudizio o anche solo di commento al parere dell'altro. Sarà importante che nella discussione ci siano regole che evitino l'emergere di tensioni e precomprensioni
     evitiamo di introdurre i nostri contributi con “secondo me”, “seconde te”, …

     evitiamo di rispondere, controbattere e contestare: i nostri gruppi non sono luoghi di dibattito, non c'è qualcuno che vince e che perde, non c'è un'idea che deve prevalere sull'altra.

venerdì 15 settembre 2017

Sinodo: la missionarietà nella fraternità

Il punto prospettico: la missionarietà nella fraternità

La prospettiva missionaria dovrebbe avere come soggetto l'intera comunità ecclesiale e si dovrebbe esprimere nell'impegno generoso e competente di figure di accompagnamento adeguatamente formate e sostenute.
Per guardare con la stessa prospettiva indossiamo gli occhiali di Papa Francesco (brani tratti da Evangelii Gaudium)



106. Anche se non sempre è facile accostare i giovani, si sono fatti progressi in due ambiti: la consapevolezza che tutta la comunità li evangelizza e li educa, e l’urgenza che essi abbiano un maggiore protagonismo. Si deve riconoscere che, nell’attuale contesto di crisi dell’impegno e dei legami comunitari, sono molti i giovani che offrono il loro aiuto solidale di fronte ai mali del mondo e intraprendono varie forme di militanza e di volontariato. Alcuni partecipano alla vita della Chiesa, danno vita a gruppi di servizio e a diverse iniziative missionarie nelle loro diocesi o in altri luoghi. Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!
28. La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l’unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere «la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie». Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione. Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione.


Domande di sottofondo:

  • L'esperienza di oratorio che abbiamo vissuto e che sentiamo importante per noi è davvero la “parola profetica” che permette alla Chiesa di andare incontro ad ogni ragazzo e ragazza, giovanissimo e giovane per annunciargli oggi il Vangelo di Gesù?
  • Come possiamo tradurre la missionarietà e la fraternità cristiana ed ecclesiale dentro i modi concreti di vivere dei nostri oratori e nei nostri oratori?
  • Come possiamo impegnarci concretamente nei nostri oratori per essere costruttori di fraternità?

venerdì 1 settembre 2017

Sinodo - L'oratorio come tema

L'oggetto di cui parliamo è l'oratorio: per capire meglio e sinteticamente di cosa si tratta prendiamo spunto da un documento scritto dal Servizio di Pastorale Giovanile diocesano [Voglia di Oratorio].
L'oratorio è una proposta molto aperta che si rivolge a tutti i bambini, ragazzi, giovani e li introduce in una comunità variegata e molto versatile che non corrisponde esclusivamente alla comunità cristiana. È un'attività che ha a che fare con la carità educativa e non solo con la formazione cristiana: in questo senso dobbiamo interrogarci maggiormente sul concetto di povertà educativa.
Tre linee per definire un oratorio

  1. Cortile. La peculiarità dell'oratorio sta nella sua capacità di accoglienza a 360° (alle periferie direbbe Papa Francesco) che si esprime spazialmente nel cortile aperto.
    1. L'apertura feriale e con essa l'accoglienza ai ragazzi in maggiore difficoltà
    2. La necessità di alcune figure educative che garantiscano presenza e continuità
    3. La varietà dell'offerta formativa, che va dal sostegno scolastico alle attività espressive
    4. La sfida dell'integrazione culturale degli immigrati e l'accoglienza alle diversità religiose


  1. Comunità. Le normali attività educative si realizzano in un processo duale: da una parte chi insegna e da una parte chi impara. L'oratorio nasce da una visione educativa di modello comunitario che coinvolge diversi livelli
    1. La comunità cristiana che progetta e sostiene l'oratorio come un suo spazio di attività
    2. Attraverso un progetto educativo condiviso e in continua evoluzione
    3. Il protagonismo progressivo dei ragazzi e dei giovani, nell'ottica della peer-education
    4. La visione di un welfare di comunità, come proposta cristiana alla società civile, nell'orizzonte di una corretta e solidale sussidiarietà
    5. Il coinvolgimento di una rete di collaborazioni che travalica i confini della comunità cristiana
  1. Evangelizzazione. L'oratorio nasce da una comunità plasmata dal Vangelo e vuole annunciare il Vangelo, nella convinzione che Cristo è il Salvatore del mondo. Tuttavia questo annuncio non parte dal pulpito ma dall'incontro coi ragazzi e dall'accoglienza, e non utilizza un linguaggio strettamente religioso.
    1. Una regia educativo-formativa saldamente legata alla comunità cristiana e alle sue scelte
    2. Una formazione intensa e intelligente degli educatori e collaboratori a ogni livello
    3. L'acquisizione di una grammatica del Vangelo capace di parlare le lingue del mondo
    4. Il riconoscimento di percorsi di salvezza nella vita dei ragazzi nel loro affacciarsi al futuro (dimensione vocazionale)
    5. Un dialogo aperto e genuino con le istituzioni civili con reciproco riconoscimento di ruoli e diversità

sabato 19 agosto 2017

Verso il Sinodo sugli Oratori: ultimi passi

Buongiorno!
Come qualche mese fa scrivevo sul blog degli oratori, sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre vivremo un evento forte di Chiesa presso i locali dell'oratorio di Regina Pacis: il Sinodo dell'unità pastorale Santa Maria degli Angeli sugli Oratori.
Desideriamo cominciare l'anno pastorale degli oratori con una grande convocazione, invitando tutti i fedeli a partire dai ragazzi delle superiori fino agli ultra-pensionati (nessuno escluso). Quindi non sarà un evento esclusivo per i giovani, e nemmeno un evento esclusivo per la parrocchia di Regina Pacis, ma una chiamata personale a ciascun fedele dell'intera unità pastorale.
Vi starete domandando il senso di questo scomodarsi e cosa si intende per sinodo. Bene, il senso quello di una comunità che si scomoda per interrogarsi su come meglio prendersi cura dei ragazzi che vivono o vivranno gli oratori. Ci aiuta in questo pensare al giorno di Pentecoste quando Pietro, riprendendo le parole del profeta Gioele, dice che grazie all'azione dello Spirito “i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni”. Ecco il senso del nostro radunarci. Come? Attraverso uno degli strumenti più efficaci che la Chiesa adotta nel governare, nel servire: la sinodalità. La sinodalità, infatti, è la più alta modalità di “governo” della Chiesa, che, attraverso il complesso esercizio di discernimento comunitario, è chiamata a riconoscere l'azione dello Spirito. Sottolineiamo che per “governo” si intende la capacità di amministrare non tanto i beni ma la guida pastorale. Il procedimento del discernimento comunitario è un preciso modo di mettersi in ascolto della volontà di Dio attraverso il confronto e il dialogo con i fratelli. È importante procedere in maniera ordinata, attraverso un metodo, proprio come avviene in un vero sinodo.
Le discussioni (che non saranno dibattiti in cui c'è chi vince e c'è chi perde) graviteranno su tre ambiti strettamente legati all'identità di un oratorio: l'evangelizzazione;la comunità e le sue figure educative; le attività e i percorsi di accompagnamento delle giovani generazioni.
È un momento tanto alto quanto profondo e tutto sarà svolto dentro uno clima di preghiera e invocazione dello Spirito.
Banalizzare questo momento significa soffocare la voce dello Spirito. Prendere sul serio questo invito significa essere strumento nelle mani di Dio, che opera tutto in tutti...tutti coloro che lo chiedono sul serio.
Nelle prossime domeniche vi saranno consegnati l'invito con il programma del Sinodo assieme a uno Strumento di lavoro che deve essere letto, riletto e meditato prima del Sinodo in modo tale da arrivare preparati, con le modalità richieste e disponibilità di spirito.
Il materiale cartaceo verrà reso disponibile anche sul blog degli oratori dell'unità pastorale (che invito a leggere di tanto in tanto, non solo per informarsi ma per formarsi).
Sei invitato a questo Sinodo: vieni e vedi!


Ciri

Grest 2.0 2017 @ Roncina

Ciao, mi chiamo Giorgia e sono una studentessa del Liceo Matilde di Canossa di Reggio Emilia.
Il mio percorso presso la Parrocchia Roncina è nato come progetto di alternanza scuola-lavoro.
La mia esperienza ha avuto inizio ad Aprile quando ci siamo incontrati più volte per organizzare il campo estivo. Il tema del Grest 2.0 è stato “Il giro del mondo in 20 giorni”, basato sulla geografia: siamo partiti dall’Africa, abbiamo visitato Asia e Oceania e abbiamo concluso in Europa, passando per l'America.
Ogni settimana rappresentavamo un continente diverso e allestivamo l’Oratorio per far sentire i bambini realmente nel paese che man mano stavano scoprendo.
Il 3 luglio 2017 abbiamo accolto per la prima volta i bambini e abbiamo iniziato insieme il nostro percorso conoscendoci.
Ci siamo divisi in quattro squadre, le quali venivano usate per i giochi e per i laboratori.
Io e i miei bambini abbiamo scelto insieme il nome: “The Globe” mentre le altre squadre erano: “I Conquistadores”; “Le Bussole d’oro” e “ I Rinoceronti Attivi”.
Le nostre mattinante iniziavano con l‘accoglienza, seguita da un momento collettivo di preghiera e riflessione e poi da laboratori, giochi e compiti.
A metà mattinata offrivamo ai bambini la merenda e facevamo un momento di pausa.
Sono state organizzate tre gite giornaliere: al Parco Natura Viva di Pastrengo (VR), in piscina a Cavriago e in piscina a Montecavolo.
In quattro settimane ho instaurato rapporti molto belli sia con i bambini che con gli educatori e gli animatori.
E’ stato da un lato impegnativo poiché ho dovuto prendermi delle responsabilità ma dall’altro ho sempre ricevuto conforto e aiuto dagli altri educatori. I bambini mi hanno dato molto in quanto dimostravano di essere grati e di essersi affezionati a me: tutto questo mi ha reso felice e contenta di dare il massimo tutti i giorni.
Il 28 luglio abbiamo organizzato la serata finale con le famiglie dove sono stati mostrati i lavori che avevamo preparato (un cartellone per ciascun Paese studiato...oltre 60) e messo in scena lo spettacolo organizzato da noi.
L’ultima settimana abbiamo accolto 14 bambini del Saharawi e ritengo che sia stata un’esperienza bellissima anche se impegnativa perché non conoscevano la lingua.
Ritengo che la mia esperienza sia stata molto positiva in quanto ho instaurato nuove amicizie e mi sono sentita responsabile nei confronti dei bambini i quali mi hanno dimostrato affetto.

Giorgia Caiumi

Alternanza scuola-lavoro: un 'esperienza che mi ha cambiato

Mi chiamo Ludovico, ho 17 anni.
La mia esperienza di alternanza scuola-lavoro presso il grest della parrocchia di Roncina sia stata formativa in riferimento al mio percorso di studi e mi abbia arricchito dal punto di vista personale.
Ho, infatti, acquisito più dimestichezza coi bambini stando ogni mattina a stretto contatto con loro e dovendoli coinvolgere nelle attività organizzate.
Da questo punto di vista, il maggior cambiamento che ho notato in me è stato che mentre a inizio grest ero molto concentrato su come muovermi, cosa fare e cosa dire, alla fine avevo assunto una certa naturalezza e parlare e giocare con loro era diventato un gesto spontaneo. Questo credo anche perché ho imparato che parlarci può essere piacevole quanto stare con i propri pari e a volte la differenza nella relazione quasi non si nota; di conseguenza sono arrivato spesso a comportarmi come fossero semplicemente miei amici.
Altri aspetti positivi dell'esperienza sono che mi ha responsabilizzato e aiutato ad acquisire maggiori capacità tecniche e organizzative.
Per concludere voglio specificare come inizialmente venissi a Roncina pensando soprattutto agli aspetti pratici di formazione e copertura delle ore richiestimi dalla scuola, cose che poi ho dimenticato, dal momento che l'esperienza mi ha coinvolto: stare con gli animatori e i bambini è diventato un piacere che, sommato al rendersi utili e disponibili ad aiutare facendo qualcosa di significativo e gratificante (lasciare un segno in colui con cui si viene a contatto), ha fatto sì che gli ultimi giorni andassi al grest per il semplice desiderio di parteciparvi.

Ludovico Spattini
Liceo Matilde di Canossa

indirizzo Scienze Umane