“Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome
Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi
è accaduto in questi giorni?». Domandò
loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che
fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;
come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo
condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi
speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò,
sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.” (Lc 24, 17-21)
L’oratorio nelle nostre comunità è casa per i giovani e va
mantenuta questa direzione. È facile intravvedere una serie di nuovi bisogni
educativi che tutte le generazioni stanno vivendo. I nuovi mezzi di
comunicazione elettronici, la massiccia presenza di ragazzi immigrati, gli
orari della vita cambiati, la gestione di situazioni particolari nelle
famiglie…
La comunità dell’oratorio porta avanti silenziosamente
un’integrazione intelligente e costruttiva tra la tradizione e l’innovazione,
tra l’accoglienza delle esigenze che si rinnovano e il mantenimento di ciò che
abbiamo costruito di utile e di bello e che va trasmesso a tutti. Non è poco. (Don
Marco Mori, Presidente del Forum Oratori Italiani)
Come oratorio di
Regina Pacis ci sentiamo interpellati dai nuovi bisogni delle nuove
generazioni?
Pensiamo che siano
cose importanti ma che non ci competono oppure, nonostante il non essere degli
esperti, pensiamo che ci competa dare un esempio, un certo stile, entrare senza
paura dentro a tali problemi, sì delicati, ma che hanno bisogno di essere
vissuti?
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