“Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate
al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci
di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.
Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le
donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.” (Lc 24, 22-27)
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.” (Lc 24, 22-27)
L’oratorio rende i laici
protagonisti, affidando loro responsabilità educative. L’oratorio, in
particolare, sprona al protagonismo dei
giovani, un protagonismo opposto ai quello espresso e richiesto dai talent
show: in oratorio a ciascuno deve essere riconosciuta la propria dignità, e
dignità educativa. È palestra di vocazioni educative. Il protagonismo è di casa
in oratorio ed è un protagonismo popolare, cioè per tutti. Ma non banale:
infatti è educativo, cioè fa coincidere la soggettività di chi vuole dare tempo
e fatica con la sua responsabilità nei confronti degli altri.
La possibilità di essere soggetti attivi in oratorio
coincide con la capacità di donare qualcosa di sé per gli altri, soprattutto
per chi sta crescendo: ciò rende bello e affascinante l’ambiente dell’oratorio,
con la possibilità di un contagio reale di questa logica soprattutto nei
ragazzi, i quali diventano educatori perché vedono intorno a sé tanta gente
diversa nelle storie, nelle capacità, nelle competenze ma che fa, in modi
diversi, l’unica cosa necessaria che consiste nel donarsi agli altri. (Don
Marco Mori, Presidente del Forum Oratori Italiani)
Ci rendiamo conto che il Signore oggi ci chiede di essere,
come laici e quindi battezzati e quindi discepoli del Risorto, collaboratori
con ministeri seppur diversi ma complementari dell’azione di evangelizzazione
della Chiesa?
Come può l’oratorio di Regina Pacis mettere a frutto
l’essere sacerdoti, re e profeti dei suoi laici oggi?
Come dimostriamo la nostra fiducia nei confronti dei ragazzi
delle superiori? Siamo in grado di lasciare loro degli spazi in cui abitare, da
un lato, e servire con creatività, dall’altro, in oratorio?
Siamo in grado di farli sentire a casa: un luogo che sta a
cuore e a cui chiediamo una responsabilità maggiore nel prendersene cura man
mano che crescono?
Oppure siamo timorosi degli sbagli che potrebbero
commettere, dei muri che potrebbero sporcare accidentalmente, della confusione
che inevitabilmente farebbero, del disordine che creerebbero durante il loro
soggiorno, del rischio di qualche parolaccia di troppo sentita echeggiare, ...?
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