martedì 18 agosto 2015

LETTERA DI DON LUCA



Carissimi un ringraziamento di tutto cuore dalla Bahia. Grazie per l’amicizia, per il sostegno, la vicinanza e l’aiuto. Sento forte e vivo il legame con tutti voi e per questo non posso che lodare Dio, con il cuore pieno di riconoscenza. Tante volte penso ai vostri volti e questo mi infonde pace, coraggio e gioia!

Vi mando due brevi righe per condividere con voi alcune prime considerazioni riguardanti la vita sociale qui in Pintadas. La società sembra camminare su due livelli: da un lato la globalizzazione e la nostra civiltà occidentale sta entrando con tutti i suoi aspetti positivi e negativi. In molte case la televisione monopolizza la vita delle famiglia; cellulari, internet e mezzi di comunicazione sociale si stanno espandendo a macchia d’olio. Tutto questo convive con una società che ricorda molto la nostra società contadina degli inizi del secolo scorso: difficoltà di spostamenti, in molte case di campagna si lavora ancora con zappa e machete, ci si sposta di cavallo, mulo giumento o a piedi. La società ha fatto notevoli passi in avanti: l’energia elettrica sta arrivando in quasi tutte le case, sta avanzando il sistema scolastico e sanitario, seppure con tante difficoltà. Stando questi mesi in Pintadas, penso di potervi dire che nessuno dovrebbe lamentarsi del sistema sanitario, del sistema scolastico, delle infrastrutture e dei servizi pubblici di cui la popolazione italiana può beneficiare: sebbene vi siano pecche penso che viaggino su parametri di eccellenza, frutto di un lungo cammino. A nessuno auguro di venire ricoverato in un ospedale come quelli presenti in tanti municipi della Bahia, inoltre molti non possono accedere alle cure perché non hanno i soldi per pagare. Anche il sistema scolastico, sebbene abbia fatto passi avanti, è molto debole: non è infrequente trovare maestri che fanno fatica a leggere! Penso che dovremmo ringraziare il Signore più spesso per i tanti benefici di cui godiamo in Italia e che molto spesso diamo per scontati. Vorrei però soffermarmi su un punto che qui in Pintadas ho ritrovato e che purtroppo in Europa stiamo perdendo: il rapporto tra il ritmo di lavoro, il riposo e la festa. In Europa stiamo perdendo il senso della festa e del riposo, dimensioni che umanizzano la vita, per vivere una forma subdola di schiavitù del lavoro. Qui in Pintadas ancora la festa e il riposo plasmano la società insieme al lavoro. Ancora la domenica è giorno di riposo e festa; le feste della città coinvolgono tutte le persone e le varie dimensioni della vita; ogni giorno si lavora ma c’è anche il tempo per fermarsi, per curare le relazioni. Tutte le settimane il mercato del lunedì è momento di incontro per tutti. Da ogni punto e con ogni mezzo – cavallo, giumento, mulo, furgoni e autobus mezzi scassati, moto e quant’altro – la popolazione si ritrova per il mercato che è anche momento di scambio e relazione. Vi posso assicurare che si respira un altro ritmo di vita, anche se si incominciano a vedere i primi segnali di una globalizzazione che vuole entrare e distruggere tutto ciò. E’ bene ricordare che sto parlando della realtà di un piccolo municipio dell’interno della Bahia e non della situazione generale del Brasile. Il Brasile è un continente e ben differente è per esempio la vita in una grande megalopoli come può essere San Paolo.
Avrei tante cose da condividere, ma vorrei concludere comunicandovi 5 punti su cui la chiesa brasiliana da anni sta camminando: le cinque priorità dell’azione evangelizzatrice. La prima è la dimensione missionaria permanente della chiesa, con l’invito a una conversione pastorale delle strutture. La seconda intimamente legata alla prima, è ripensare alla catechesi come iniziazione cristiana basata sul modello catecumenale della chiesa dei primi secoli. Si vuol ripensare a una catechesi che diventi missionaria, che sappia coniugare annuncio, celebrazione e vita, e che sappia annunciare il kerigma della fede – il mistero salvifico di passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo – a tanti giovani e adulti che hanno perso il senso della fede. Il terzo pilastro che alimenta le precedenti dimensioni è quello della Parola di Dio, che sempre più deve stare al centro della vita delle comunità cristiane: sempre più la chiesa deve diventare un luogo di animazione biblica della vita e della pastorale. La quarta priorità, alla luce delle precedenti, è quella di concepire la parrocchia come comunità di comunità. A Pintadas, che è una delle realtà più piccole con 11 mila abitanti e 550 km2 di territorio, sono parroco di trentadue comunità che devono camminare con le loro gambe e con uno stile di comunione. L’ultima priorità è la dimensione sociale dell’azione evangelizzatrice della chiesa, che deve porsi a servizio della vita piena per tutti.
Un carissimo saluto a tutti, con il cuore ricolmo di gioia e benedizioni per tutti voi, nella comunione di Cristo.
Siete una grande grazia che Dio ha posto sul mio cammino! Che Dio vi benedica!!
P. S. Qui la popolazione abitualmente si saluta con queste espressioni: “Che Dio ti benedica”, “Amen”, “Che Dio ti accompagni”, “Che Dio ti doni tanta vita e salute”, “Molta luce e molta pace” “Se Dio vorrà”. Non sarebbe bello che anche noi cristiani iniziassimo a salutare così in Italia?

Don Luca Grassi

Pintadas, 18.8.2015

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