Da
qualche mese a questa parte in oratorio a Regina Pacis sta capitando
qualcosa di meraviglioso e di inaspettato. Dopo due anni in cui sto
cercando ragazzi delle superiori per dare una mano e mettersi al
servizio dei bambini delle elementari e dopo due anni di silenzi mi
sono accorto di una cosa. È nata da sola. Sta germogliando. I
ragazzi delle medie. Sì, esatto, proprio quelli che l'anno scorso ci
hanno dato problemi, si stanno offrendo uno alla volta di venire a
dare una mano nei compiti dei più piccoli. E sapete una cosa? Non li
ho mai spronati: hanno vissuto sulla loro pelle quanto di buono era
accaduto in passato ed è nato il desiderio di ricambiare. E sono
bravissimi: dovreste vedere con che serietà prendono questo
servizio. Inoltre l'ho fatta sudare a tutti: quando mi chiedevano di
restare a dare una mano per la prima volta li ho fatti andare a casa
e se davvero fossero stati interessati di tornare il giorno seguente.
Se tornavano (sono tornati quasi tutti) erano i prova per un mese.
Educare al servizio non è dare a tutti ciò che vogliono fare in
quel momento: è alimentare il desiderio del cuore di donarsi
davvero.
Alcuni
di questi sono ragazzi di III media, tirati dentro da Alex (loro
educatore) ma la maggioranza sono ragazzi di II media che hanno
trovato casa in oratorio, quello feriale. È meraviglioso e allo
stesso tempo preoccupante. Meraviglioso perché questo denota un
cammino personale in cui entra in gioco la gratuità e la
responsabilità del ragazzo e perché effettivamente i bambini ne
hanno un gran bisogno. Sono preoccupato del fatto che i cristiani
sono ben pochi a mettersi in gioco: Omar, Luca, Greta, Chiara e
Ilaria. Gli altri sono ragazzi di religioni diverse ma che
evidentemente stanno vivendo pagine semplici di Vangelo senza nemmeno
saperlo. Ghani, Taulant, Adil, Adal, Aon, Maham, Lali... che bellezza
vederli crescere così!
Intendiamoci:
non sono preoccupato del fatto che ragazzi di altre confessioni
vengano a far da padroni in casa nostra. Sono preoccupato che i
battezzati non riconoscano l'oratorio come casa (di tutti).
Ad
ogni modo questo è proprio un periodo bello per l'oratorio di Regina
Pacis, il migliore da quando sono qua e questo mi conforta tanto per
il proseguimento del cammino.
Nel mio mestiere di insegnante elementare ogni giorno sperimento questo: chi ha finito ed è riuscito, si affianca a chi chiede aiuto e vedeste come sono bravi i bambini ad aiutarsi e a confrontarsi su strategie e soluzioni possibili. Questa è una ricchezza per tutti, per i bravi per lo spirito di empatia e per la capacità di insegnare ad apprendere che acquisiscono, per quelli in difficoltà, perché al contrario di quanto si possa pensare, non copiano, ma imparano per imitazione e pian piano prendono coraggio. Non sempre, ahimè, questo piace ai genitori dei bravi, che talvolta lasciano intendere che ai loro figli, così facendo, si sottraggono opportunità di progredire e primeggiare. Quanto ai ragazzi delle superiori sono oberati dal clima di competizione che si crea con le continue verifiche, con la quantità di contenuti da studiare spesso in autonomia e con il timore di non farcela nonostante l'impegno e le rinunce a divertirsi ed uscire: per coinvolgerli bisogna attivare percorsi di alternanza scuola lavoro certificati in modo da permettere loro di "ottimizzare i tempi" e, indirettamente, acquisire abilità di cittadinanza imprescindibili non solo per il cristiano
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