giovedì 9 agosto 2018

Evangelizzazione, finalità dell'oratorio - PE/2

"La finalità è la prospettiva entro la quale si delinea la proposta educativa" (Il laboratorio dei talenti, CEI) e il progetto educativo degli oratori di Santa Maria degli Angeli si pone una finalità generale: l'evangelizzazione delle giovani generazioni presenti sul territorio, evangelizzazione che coincide con la stessa educazione. 
Se qualche decennio fa teorie di pastorale giovanile indicavano come buona prassi quella di puntare prima sull'educazione e poi sul'evangelizzazione, oggi si è tornati a capire che esse o coincidono o non sono da un punta di vista cristiano. Questo perché se è vero che Gesù è l'uomo che ha vissuto più pienamente la sua umanità (perché più conosci Dio, più conosci l'uomo) allora non si può educare a qualcosa di meno che l'altezza dell'umanità di Cristo e della sua divinità. 
Ecco che allora evangelizzazione ed educazione in oratorio coincidono per cui non c'è motivo di questionare sulla precedenza di una sull'altra o viceversa. 
Di certo l'oratorio ha un suo modo di evangelizzare, un suo stile che è diverso da quello della catechesi, che è diverso da quello della liturgia. L'oratorio evangelizza, dunque educa, nelle relazioni che si vivono.

Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa non cresce per proselitismo ma «per attrazione». (Papa Francesco, Evangelii Gaudium)

Ci ricorda dunque il Papa che non ci è chiesto di obbligare a scegliere ciò che noi abbiamo scelto ma ci è chiesto di far emergere quel Gesù che è dentro di noi e che dobbiamo fare uscire. Ci è chiesto di essere testimoni, quando serve usando le parole ma soprattutto con l'esempio. Significa far vedere un frammento del Dio che ci ha incontrati quando eravamo ancora peccatori, quando ancora non conoscevamo il suo amore. Non abbiamo fatto nulla per meritarcelo, ma non possiamo tacere ciò che abbiamo visto nella nostra vita. 
Qualcuno potrebbe obiettare che questa strada di evangelizzazione evangelizzi poco o niente, che occorre avere il coraggio di annunciare Cristo. Tuttavia il metodo dell'oratorio non compromette l'annuncio, ma lo trasmette attraverso la quotidianità, quello "stare gomito a gomito con la gente" (in questo caso con la piccola gente) di cui tanto parlava Madeleine Delbrel. Ma non è forse anche una delle strade che ci ha indicato il Signore? Lui stava con tutti, nessuno escluso. Passava del tempo con donne, uomini e bambini, con prostitute e farisei, con i capi dei sacerdoti e coi poveri ai bordi della strada, coi discepoli e con i lebbrosi. La sua mi piace pensarla come una teologia della relazioni. Ma di questo tema ne parleremo nella prossima puntata.
Solo una comunità accogliente e dialogante può trovare le vie per instaurare rapporti di amicizia e offrire risposte alla sete di Dio che è presente nel cuore di ogni uomo [...]. Tale dinamica incide anche su quell’espressione, tipica dell’impegno educativo di tante parrocchie, che è l’oratorio. Esso accompagna nella crescita umana e spirituale le nuove generazioni e rende i laici protagonisti, affidando loro responsabilità educative. Adattandosi ai diversi contesti, l’oratorio esprime il volto e la passione educativa della comunità, che impegna animatori, catechisti e genitori in un progetto volto a condurre il ragazzo a una sintesi armoniosa tra fede e vita. I suoi strumenti e il suo linguaggio sono quelli dell’esperienza quotidiana dei più giovani: aggregazione, sport, musica, teatro, gioco, studio. (Educare alla vita buona del Vangelo, CEI)

2 commenti:

  1. Caro Ciri, grazie per le riflessioni agostane sull’oratorio. Bisognerà parlarne insieme agli altri guardandoci in faccia, ma intanto la conversazione sul blog può servire a iniziare la discussione.
    Tu dici: la finalità dell’oratorio è l’evangelizzazione. Benissimo, ma che cosa intendi per evangelizzazione? Scusa, ma su questo punto centrale il tuo discorso non è chiaro. Quando, dove e come, nelle azioni che si svolgono in oratorio viene fatto il nome di Gesù, nostro Signore? Dici: l’evangelizzazione dell’oratorio è diversa da quella della catechesi e della liturgia. D’accordo, ma qual è l’evangelizzazione propria dell’oratorio? “L’oratorio trasmette l’annuncio – scrivi – con lo stare gomito a gomito con la gente”. Permettimi di essere estremamente scettico. Nel nostro mondo, in cui – come diceva Madeleine Delbrel già 70 anni fa – Dio, Gesù Cristo, il Vangelo sono ampiamente sconosciuti e tanto meno desiderati e cercati, il nostro stare gomito a gomito con la gente, il nostro “esempio” (poveri noi!) sarà così luminoso, così incredibilmente santo da tenere il posto dell’annuncio diretto di Gesù Cristo? Io non lo credo affatto, e purtroppo l’esperienza mi dà ragione. Tu dici ancora che lo stare con la gente è una delle vie seguite da nostro Signore. Questo è il punto del tuo discorso che mi mette più preoccupazione. Io leggo il vangelo e non trovo mai – dico mai – Gesù che passa il tempo con la gente del suo tempo se non predicando, insegnando, annunciando il Regno, che coincide con la fede in Lui, pane disceso dal cielo, come leggiamo nei vangeli di queste domeniche estive (Gv 6). Allora mi preoccupo, perché mi viene il dubbio che io e te leggiamo due Vangeli diversi, oppure vogliamo trovare nel Vangelo quello che abbiamo già deciso di trovarci!
    Concretamente, in che cosa consiste l’annuncio del Vangelo all’oratorio? Dimmi se sbaglio, ma probabilmente consiste nell’educare i bambini e i ragazzi a vivere insieme di buon accordo, a non escludere nessuno (cose importantissime, che però si fanno anche nel campi estivi del Comune), e in più ci aggiungiamo l’ombra delle mura della chiesa, le immagini religiose appese alle pareti e il fatto che forse i bambini sanno che gli educatori vanno a messa la domenica (e speriamo che sia vero). Forse dobbiamo dirci che, oggi, non possiamo fare molto di più, che l’annuncio esplicito della nostra fede cristiana è difficile, che non sappiamo come fare, che qualche volta parlare di Dio e di Gesù Cristo ci sembra addirittura controproducente… Se ammettiamo questo, ci mettiamo davanti a nostro Signore con tutta la nostra debolezza e gli diciamo: “Indicaci le tue vie, perché più di così oggi non riusciamo a fare”. Questo è un discorso che riconosco onesto e vero, che capisco, che faccio mio per esperienza personale e posso condividere con gli educatori dell’oratorio. Ma non spacciamo per grandi scoperte pastorali, per baldanzose novità la nostra – intendo di tutta la Chiesa – debolezza di fede e balbettio nell’annuncio.
    Se le cose non stanno come le ho descritte, sono felice di sbagliarmi.
    Un abbraccio. Giorgio, diacono.

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