1.
Evangelizzare in oratorio e con l'oratorio
Chi
incontra ragazzi con spirito libero e trascorre del tempo con loro, avverte in
loro un disorientamento di fronte alla proposta cristiana: non si tratta di
qualcosa di eclatante, di un vero e proprio rifiuto ma di una lontananza che
viene vissuta dai ragazzi come estraneità.
Spesso
i nostri ragazzi non sanno stare con gli altri in modo fraterno, fanno fatica
ad accettare uno stile di gruppo, non conoscono la responsabilità e la bellezza
di un cammino comune. Capiamo bene quanto lontana sia la loro esperienza dalle
parole che si dovrebbero comunicare e quanto appaiano vuote di senso:
fraternità, comunione, comunità...

Leggendo
questa situazione non si deve disperare: anzi, è in questo contesto frammentato
e in continuo mutamento che l'oratorio si rivela un'invenzione provvidenziale:
proprio nel momento in cui l'aggregazione e l'educazione non avvengono più
automaticamente nel nome della fede e nell'ambito del sacramento, esso
manifesta ancora le sue potenzialità educative; riesce a proporre e a
raccontare ai più piccoli cosa significa essere uomini e donne seconda una vita
solidale e fraterna.
Questa
proposta deve ovviamente tener conto del punto di partenza dei ragazzi che ha
di fronte: deve rimettersi in gioco, accettare limiti e povertà del contesto
attuale, ma anche scoprire potenzialità e ricchezze che una volta non era
nemmeno possibile immaginare. Se il contesto cambia, cambia anche lo stile di
fare oratorio, non per seguire le mode dei tempi, ma per corrispondervi con le
parole sempre nuove e sempre antiche del Vangelo.
In oratorio si impara a giocare, a vivere insieme,
a rispettare delle regole, a esprimere quello che si ha dentro, a pregare;
tutto questo alla luce della Parola di Dio che continuamente richiama a una
vita fraterna e solidale. In oratorio si impara che non si è cristiani solo
quando va in chiesa, ma anche quando si è per strada, quando si aiuto un amico
o si subisce un torto. L'oratorio è così un grande laboratorio della fede, un
luogo dove si rimastica e si rivive l'annuncio della salvezza, comprendendo che
questo annuncio non è una cosa diversa dalla vita stessa: di questa vita,
quella che ciascuno sta vivendo, il Vangelo dice la verità e la direzione. In
oratorio si impara a stare per poter vedere, toccare, incontrare la Parola, che
è Gesù, di cui la comunità cristiana è segno povero ma significativo perché
sempre sorprendentemente sostenuto dallo Spirito del suo Signore.

La proposta che è sottesa a tutte le attività
dell'oratorio è una certa idea di uomo, che lascia intravedere in filigrana lo
stile evangelico di Gesù. È come se la comunità sminuzzasse per i ragazzi
l'esperienza cristiana da assaggiare e praticare per entrare concretamente
nell'esperienza di fede.
(Riflessione
di don Michele Falabretti,
responsabile
del Servizio nazionale per la pastorale giovanile per la CEI)
Domande
per la discussione
–
Quali sono i canali attraverso cui nel nostro
oratorio si evangelizza? Come e attraverso quali strumenti o esperienze si
evangelizza nel nostro oratorio?
–
Il nostro oratorio è realmente un ambiente in cui
vivere e mettere in pratica le parole ascoltate nella catechesi e celebrate
nella liturgia? Quali dovrebbero essere i punti su cui far leva per realizzare
ciò?
–
In che modo il nostro oratorio è aperto alla realtà
circostante e diventa strumento di evangelizzazione per chi rimane fuori?
–
Come il nostro oratorio, coi suoi propri linguaggi,
può diventare un laboratorio della fede e palestra di spiritualità, senza
trasformarlo in un monastero?
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