L'oratorio
rende i laici protagonisti, affidando loro responsabilità educative. È palestra
di vocazioni educative. Il protagonismo è di casa in oratorio ed è un
protagonismo popolare, cioè per tutti. Ma non banale: infatti è educativo, cioè
fa coincidere la soggettività di chi vuole dare tempo e fatica con la sua
responsabilità nei confronti degli altri.
L'oratorio
esprime il volto e la passione educativa della comunità. Che l'ambiente
oratoriano funzioni come cartina tornasole della comunità è esperienza
assolutamente reale: là dove esiste passione educativa, pur in mezzo a una
miriade di problemi, cresce la fede, la fiducia. Ci salva solo una rinnovata
voglia di essere educatori con uno stile preciso fatto di coinvolgimento delle
persone. La prima ricchezza di un oratorio coincide con la qualità delle
persone che fanno comunità educativa.
(don Marco Mori, presidente Forum Oratori Italiani)
L'educazione
è compito di tutti, anche se qualcuno riceve una particolare investitura per
esserne segno particolare. Educare
significa mostrare il volto amorevole del Padre nella comunità che segue il suo Signore e si pone in atteggiamento di
servizio.
(Riflessione
di don Michele Falabretti,
responsabile
del Servizio nazionale per la pastorale giovanile per la CEI)
Domande
per la discussione
–
Ci siamo già resi conto che già semplicemente come
battezzati siamo chiamati a evangelizzare il mondo? Siamo cristiani credibili
agli occhi delle giovani generazioni che passano o vorrebbero passare del tempo
nel nostro oratorio? Quali aspetti ci rendono (o posso renderci) affascinanti e
quali invece ci rendono non desiderabili?
–
Quali sono gli ingredienti opportuni per spendere
bene il proprio potenziale educativo in oratorio? Esiste una ricetta per il
buon volontario di oratorio (educatore, animatore, barista, ...)?
–
Come fare in modo che tutta la comunità si senta
responsabile e chiamata in causa nella cura delle giovani generazioni e
diventare così affascinante sia per chi già gravita in parrocchia sia chi
gironzola per strada?
Il nostro oratorio è luogo
in cui si sprona il sano protagonismo dei giovani sia nel vivere la comunità,
sia nel prestare un servizio ai più piccoli? Oppure non c'è bisogno del loro
contributo? Oppure chiediamo loro di fare tutto e così anziché affascinante
l'esperienza in oratorio diventa un lazzaretto da cui starne alla larga? Come
trovare il giusto equilibrio?