mercoledì 27 settembre 2017

Sinodo - Discussione 2

2. Comunità e figure educative

L'oratorio rende i laici protagonisti, affidando loro responsabilità educative. È palestra di vocazioni educative. Il protagonismo è di casa in oratorio ed è un protagonismo popolare, cioè per tutti. Ma non banale: infatti è educativo, cioè fa coincidere la soggettività di chi vuole dare tempo e fatica con la sua responsabilità nei confronti degli altri.
L'oratorio esprime il volto e la passione educativa della comunità. Che l'ambiente oratoriano funzioni come cartina tornasole della comunità è esperienza assolutamente reale: là dove esiste passione educativa, pur in mezzo a una miriade di problemi, cresce la fede, la fiducia. Ci salva solo una rinnovata voglia di essere educatori con uno stile preciso fatto di coinvolgimento delle persone. La prima ricchezza di un oratorio coincide con la qualità delle persone che fanno comunità educativa.
(don Marco Mori, presidente Forum Oratori Italiani)

L'educazione è compito di tutti, anche se qualcuno riceve una particolare investitura per esserne segno  particolare. Educare significa mostrare il volto amorevole del Padre nella comunità che segue  il suo Signore e si pone in atteggiamento di servizio.
(Riflessione di don Michele Falabretti,
responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile per la CEI)

Domande per la discussione
      Ci siamo già resi conto che già semplicemente come battezzati siamo chiamati a evangelizzare il mondo? Siamo cristiani credibili agli occhi delle giovani generazioni che passano o vorrebbero passare del tempo nel nostro oratorio? Quali aspetti ci rendono (o posso renderci) affascinanti e quali invece ci rendono non desiderabili?
      Quali sono gli ingredienti opportuni per spendere bene il proprio potenziale educativo in oratorio? Esiste una ricetta per il buon volontario di oratorio (educatore, animatore, barista, ...)?
      Come fare in modo che tutta la comunità si senta responsabile e chiamata in causa nella cura delle giovani generazioni e diventare così affascinante sia per chi già gravita in parrocchia sia chi gironzola per strada?
Il nostro oratorio è luogo in cui si sprona il sano protagonismo dei giovani sia nel vivere la comunità, sia nel prestare un servizio ai più piccoli? Oppure non c'è bisogno del loro contributo? Oppure chiediamo loro di fare tutto e così anziché affascinante l'esperienza in oratorio diventa un lazzaretto da cui starne alla larga? Come trovare il giusto equilibrio?

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