lunedì 1 ottobre 2018

Compigrest 2018

Ciao a tutti!
Sta per ripartire il progetto invernale degli oratori (di cui già da domani potrete leggere l'articolo se tutto va bene) ma non si può riprendere senza prima esserci detti come sono andati i CompiGrest di settembre a San Bartolomeo e a Regina Pacis.
Il tema, da entrambe le parti, è stato l'Esodo, ovvero la storia di Mosè dalla sua nascita fino al passaggio del Mar Rosso, la pasqua ebraica, il passaggio dalla schiavitù alla libertà. Quante volte anche noi siamo schiavi di gabbie invisibili fatte di egoismo, di individualismo, di utilità, di massimizzazione e razionalizzazione delle risorse fisiche e psichiche e ci dimentichiamo che solo il seme che caduto in terra muore produce molto frutto. 
Siccome il tempo che ho è quello che è in questi giorni e siccome per la prima volta al CompiGrest avevamo scritto e stampato un libretto con le riflessioni ho pensato bene di inserirle in questo articolo. Sì, è vero, sarà molto lungo come articolo ma è possibile anche leggerlo giorno per giorno: è uno strumento a vostro e nostra disposizione. Quello che andrete a leggere saranno però solo le riflessioni a parole mentre mancheranno tutte le parti introduttive coi testi biblici e le attivazioni che hanno reso le riflessioni accattivanti e ricordabili da parte dei ragazzi.
Buona lettura e buona meditazione a tutti.

Giorno I - salvato dalle acque.
Mosè è il protagonista della nostra storia e il suo nome sembra significhi “salvato dalle acque”. Era ebreo e per gli ebrei l’acqua, il mare, rappresenta le paure perché è qualcosa di instabile, inconsistente, non regge il tuo peso, ti fa sprofondare. Al tempo gli ebrei erano diventati schiavi in Egitto e la paura delle percosse e della morte era roba di tutti i giorni. Il faraone, nemico numero uno, vuole fare uccidere tutti i neonati maschi così tener ancora più sotto scacco il popolo ebreo. Tuttavia ciò che capita sfugge al suo controllo: Dio infatti spesso usa gli emarginati, gli scartati della società per fare cose grandi con lui. Questa è la storia di Mosé e di un popolo che desidera essere di nuovo libero.

Giorno II - coscienza sepolta: l'indifferenza.
Che strano destino quello del piccolo Mosé: tutti lo vogliono! Eppure doveva morire per ordine del faraone come tutti i bambini appena nati del popolo ebreo. E non solo sopravvive, ma va addirittura a vivere nel palazzo del faraone stesso. Mosé diventa, con il trascorrere del tempo, un giovane molto importante in Egitto. Ma lo sa o non lo sa di essere in realtà un ebreo? Di appartenere a un popolo che è reso schiavo dal padrone di casa?

Giorno III - coscienza risvegliata: sentire il grido di chi soffre.
Mosé scopre la verità su se stesso: è un figlio del popolo schiavo. Questo sembra aprirgli il cuore, e con un cuore nuovo riesce a vedere e sentire il dolore di tanti schiavi che non avevano fatto nulla di male per meritarsi una vita così brutta. Guidato da un proposito di giustizia compie una violenza, e la violenza non è gradita al Signore. La violenza ti fa nemico e dopo devi guardarti le spalle perché qualcuno non si vendichi. La paura di morire adesso permea anche l’esistenza del giovane Mosé.

Giorno IV - fuggire l'ingiustizia e la menzogna.
Mosé è costretto a fuggire. Sono tanti oggi quelli che vediamo fuggire dai loro paesi per via della guerra e di altre violenze. Mosé capisce che la violenza chiama altra violenza anche se usata per fare giustizia. Non è lui il padrone della vita degli altri. Si riscatta capendo i giusti modi: prende le difese di alcune fanciulle maltrattate da alcuni pastori ma senza usare violenza. Mosé è dovuto fuggire dalla casa del faraone e dalle sua mentalità fatta di piacere, di ricchezza e di agi. Trova accoglienza e famiglia presso un sacerdote ebreo, a Madian: ecco la ricompensa di chi agisce secondo il cuore e non secondo il proprio interesse.
Giorno V - umiltà: la via per una nuova vita.
Dal palazzo del faraone alla tenda del sacerdote la differenza è notevole. Attraverso l’umiliazione, Mosé scoprirà la grandezza della mitezza, la bellezza dell’umiltà. Nel frattempo il vecchio faraone muore e Dio sente il grido del popolo e se ne dà pensiero. Dio agisce sempre per il bene, mai per il male. Quello descritto è un Dio che ascolta, ricorda, guarda e non prende sonno per prendersi cura di te. Occorre essere molto umili per sentirsi amati follemente da Dio.

Giorno VI - incontrare Dio: riconoscere i suoi passaggi.
Dio incontra Mosè mentre pascola il gregge, mentre sta svolgendo il lavoro con umiltà, mentre si prende cura di quelle creature. Il pastore ha il compito di portare ai pascoli le bestie, ovvero di portar loro il cibo necessario. Dio accorcia le distanze e irrompe nella vita di Mosè attraverso un segno: un roveto che brucia ma non si consuma. Cosa è nella nostra vita qualcosa che brucia ma non si consuma? L’amore vero! Brucia ma non si consuma. Dio incontra Mosè, gli parla e gli da una missione, e che missione: andare dal faraone in persona e far liberare Israele dalla schiavitù. Ma ve lo immaginate? Un pastore che per giunta è ricercato che va a chiedere una cosa simile al re? Roba da matti! Eppure Dio non scherza e rassicura Mosè di una cosa: che potrà sempre contare su di Lui. Dio è più forte del faraone? Staremo a vedere.

Giorno VII - promessa di una vita con la giusta dignità.
Dio è Dio della vita e della vita in abbondanza. Non sogna per i suoi figli una vita mediocre e tanto meno una vita da schiavi, ma una vita in pienezza! Dio ti promette che se ti affiderai a Lui e solo a Lui farete grandi cose insieme e ne uscirà una vita stupenda! Dio stesso si pone come avversario del faraone, è Lui che conduce la battaglia, è Lui che si prende cura del suo popolo!

Giorno VIII - gli idoli del faraone.
Se non segui Dio, allora segui degli idoli. Proprio in questo consiste la peggiore delle schiavitù: perdere la vita per cose di poco valore. Gli idoli, infatti, chiedono a te dei sacrifici. Dio invece si sacrifica per te. La differenza è notevole. Idoli di oggi sono l’individualismo e l’egoismo (cioè pensare di essere l’unico al mondo attorno al quale ruota tutto il resto), sono i "ladri del tempo" (come quando per vedere solo un video su youtube finisci per perderci delle ore senza combinare nulla nella tua vita reale), le scommesse, …Tutte prima o poi ti presentano il conto e il conto è salato. Dio invece è disposto a pagare il prezzo più alto per te perché sei suo figlio e sei prezioso ai suoi occhi. Chi scegli allora: gli idoli del faraone o il Dio della vita?

Giorno IX - faraone vs Jhvh
Jhvh ha finito la sua pazienza nei confronti del faraone e scende in campo per vincere la battaglia. Dio fa cose nuove e rende nuove tutte le cose, mentre il faraone non sa creare qualcosa, mai, sa solo storpiare quanto fa Dio. Ciò che sembra forte agli occhi degli uomini è debole al cospetto di Dio che sceglie di ripartire sempre dai piccoli, dagli umili, dai disponibili. Occorre credere! Tu che fai: credi o stenti?

Giorno X - credere per vedere (e non vedere per credere)
È come una partita vinta al 90esimo! Jhvh vince sul faraone, il popolo è salvo! Mosè è stato il primo a vedere che la vittoria era possibile perché ha molto creduto in Dio che gli stava promettendo molto di più! Tante volte si sente dire dalla gente un detto: “Vedere per credere”. Quella però è la logica del faraone, di chi non si fida, di chi controlla tutto e tutti. La logica della fede invece ti spinge prima a credere per poter vedere quello che vede Dio! Se credi vedrai che Dio è sempre al tuo fianco, lo è sempre stato e lo sarà per sempre. È Lui che ti libera dalle schiavitù per renderti un suo libero figlio! Credi e sii nella gioia!

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