lunedì 17 ottobre 2016

Lettera alle comunità di Santa Maria degli Angeli





Care amiche e amici delle comunità di Santa Maria degli Angeli,
non potendo incontrarvi tutti di persona ho pensato di scrivervi una lettera.

Sono molto contento ed entusiasta del fatto che abbiate scelto di avermi tutta la settimana per tre anni, anche se confesso che lasciare l’Oratorio di via Adua non è stato e non è cosa facile per me.
Con queste righe, vorrei non solo darvi delle informazioni ma soprattutto condividere un pensiero, uno stile, uno sguardo. Partiamo dal fatto che da lunedì prossimo comincerà il progetto degli oratori. So che la prima vostra preoccupazione sarà quella di dire che non è stato pubblicizzato l’inizio: come darvi torto? Ma vi confesso che è molto più importante partire con calma, con il ritmo giusto per i primi passi, come si fa per una maratona. Infatti questo progetto è un percorso, un processo: non si tratta di correre i 100 metri piani, nemmeno i 1000 metri…qua stiamo per iniziare una maratona. Una maratona che prevede accessi anche dopo la partenza. Questo ci impedirà probabilmente di essere gasati e dal poter gridare “eravamo in 40, 60, 100!!”. Ma questa non è la nostra sfida (ammesso che sia la sfida di qualche oratorio…cosa della quale dubito fortemente). Noi partiremo con quei pochi che vorranno montar su, e pian piano saranno eventualmente questi i nostri migliori biglietti da visita. D’altronde non mi sembra che Gesù, del quale noi siamo discepoli, abbia iniziato tanto diversamente: 12 uomini e nemmeno tanto in gamba per la sua missione.
Un secondo punto che vorrei sottolineare è che un oratorio di fonda sul protagonismo giovanile, e lo va a svegliare, a stanare e a sviluppare. Per questo la mia attenzione sarà soprattutto sui ragazzi delle superiori: sono questi i più “poveri” fra i giovanissimi. Si sentono dire che sono sempre troppo grandi o troppo piccoli. Dentro questo progetto non troveranno posto solo come risorse ma come persone a 360°. Essi non saranno, pertanto, solo ingaggiati alla “scuola del servizio” (doposcuola, cortile, laboratori…). Per essi abbiamo pensato a un accompagnamento personale, un percorso formativo come animatori di oratorio suddiviso in tre tappe e uno spazio e un tempo (la Casa del Giovane di Codemondo al giovedì pomeriggio) per “essere comunità”.
Come terzo punto vorrei dirvi che questo è probabilmente il primo progetto di oratori a livello di unità pastorale (quanto meno sul nostro territorio). Potremmo chiamarla “Carovana degli Oratori”: infatti, a differenza di altri posti, non abbiamo individuato un oratorio un cui contrare le attività di tutta un’unità pastorale, come una grossa vena o arteria. Ci siamo piuttosto considerati un insieme di capillari, che vorrebbero generare vita fino agli estremi confini delle nostre periferie, capaci di portare nulla se non l’abbraccio del Padre misericordioso, quel Padre che vede nel segreto e ti ricompenserà. Sì, non suoneremo la tromba in piazza e nemmeno allungheremo i nostri filatteri perché la gente veda e ci dia lode. Saremo sul territorio, in giornate qualunque, abiteremo il quotidiano, dove la vita attenda di essere accolta…magari con un gioco, con una riflessione, facendo i compiti, dando speranza, ascoltando, ascoltando e di nuovo ascoltando. Per questo faremo un incontro coi genitori dei primi ragazzini iscritti a metà novembre e non prima. Certo, spargete voce, attivate passa-parola, divulgate i volantini, leggete e fate leggere le locandine. Solo non ci scappi la frenesia per l’evento ma ci accompagni la pace di un percorso duraturo, che comincia in sordina, ma che come qualsiasi pianta cresce pian piano e come faccio ,il contadino, nemmeno lui, lo sa.
Questo progetto, che nel concreto vedrete meglio dalle slide come si declina, mette al centro l’essere casa. Innanzitutto l’essere casa di Dio, il quale è Lui che ti manda a prenderti cura dei ragazzi. “Mi ami, Pietro? Pasci le mie pecorelle!”. Sarà casa del giovane se sarà prima casa dello Spirito Santo. “Non rattristate lo Spirito”. Sarà casa del discernimento se sarà prima casa di meditazione. Sarà casa di accoglienza se sarà prima casa di preghiera. Tutto parta e ritorni al Padre, il quale “completerà per me l’opera sua” recita il salmista. L’opera non è né mia, né tua: è del Padre che “sa già di quali cose abbiamo bisogno”. Non chiniamoci sulle nostre pance che ci fanno vedere problemi quelli che invece sono dei passaggi necessari. Alziamo lo sguardo perché Dio c’è e non sono io…e nemmeno tu. Dio c’è e la cosa grande è che ci ha chiamato ad aiutarlo, a entrare nel suo progetto che è sempre di amore e di fedeltà. Non lasciamoci ingannare dalle vanaglorie, ma guardiamo “a Lui e saremo raggianti”. Questo significa guardar con altri occhi ai momenti di croce. “Ci sono alcuni cristiani che vivono la fede come una Quaresima senza Pasqua” dice Papa Francesco. Recuperiamo la gioia del Vangelo. Come? Lasciandoci toccare da Dio senza fretta di trovare “risoluzioni umane” ma con la fede di cercare “risurrezioni divine”.
Mi spiace non essere stato dei vostri, di poter avervi visto in faccia mentre condividevo queste cose (magari qualcuno mi avrebbe in realtà guardato male per cui forse è meglio così). Penserete che abbia i piedi fra le nuvole. Tutt’altro. Il discepolo di Gesù ha gli occhi rivolti al Cielo e le scarpe ben salde a terra perché la vuole rendere migliore, la vuol far assomigliare almeno un pochino a quel Regno dei Cieli che nasce nel quotidiano e può portare molto frutto.
Vi lascio con una riflessione, che detta col cuore penso possa essere una splendida preghiera.
Grazie di cuore,
ciri
La differenza dello Spirito


«Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano;
Cristo resta nel passato;
il Vangelo è lettera morta;
la Chiesa una semplice organizzazione;
l'autorità un dominio;
la missione una propaganda;
il culto una rievocazione
e l'agire cristiano un moralismo.

Con Lui invece: il cosmo si solleva
e geme ma nelle doglie del parto,
il Cristo risuscitato è presente,
il Vangelo è potenza di vita,
la Chiesa significa comunione trinitaria,
l'autorità è servizio liberatore,
la missione è Pentecoste,
la liturgia è memoriale e profezia,
l'agire umano è deificato.

1 commento:

  1. Parece-me uma iniciativa profunda, madura e exequível!
    Sim, Jesus começou com homens ignorantes e apenas doze. Mas, pelo poder do Seu Espírito, fez santos mártires e propagadores do seu Evangelho vivo por todo o mundo.
    "Não tenhas medo, apenas fé!"
    Contem com as nossas orações! Abraço fraterno. Sara (Aracaju/SE-Brasil).

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