Capitol Spritz – Glory Road
Inizio col botto per la nuova
stagione del Capitol Spritz!!! L’oratorio
venerdi sera era pieno. L’incasso del bar e le offerte del cinema significative
e incoraggianti per la nuova rassegna che ha come tema “Men vs Women”. Quattro film dedicati sia a chi ha l’ultimo
cromosoma X (Caramel, varia umanità
femminile attorno ad un centro estetico libanese e We want sex, la lunga vertenza sindacale in uno stabilimento
inglese delle lavoratrici per ottenere il medesimo trattamento economico dei maschi), sia a chi termina per Y (Glory Road, racconto dell’inarrestabile cavalcata della prima
squadra di neri all’interno del campionato di pallacanestro universitario
americano NCAA e I sogni segreti di
Walter Mitty, le fantastiche avventure di un fotografo alla ricerca delle
sue radici).
L’esordio, volutamente leggero con la
scelta di un film per tutti targato Disney, non ha deluso. il film racconta la
vicenda della Texas Western, la prima squadra composta principalmente di neri
del campionato di pallacanestro universitario americano, in grado di compiere
l’impresa di vincere lasciando sul parquet una sola sconfitta nella stagione
1965. Malgrado l’estrema classicità con cui il regista ha narrato la storia,
condensando in poco meno di due ore tutti i luoghi comuni del mondo del cinema
di sport americano, il film è meno banale di quanto appaia. La difficile
integrazione razziale, a distanza di un secolo dalla guerra civile americana, è
rappresentata nella complessità di fare squadra con i compagni bianchi dei 7
nuovi giocatori che il coach trova girando in lungo e in largo nel paese. L’unica
partita persa è quella in cui i tasti neri e quelli bianchi della partitura del
coach hanno suonato asincroni, componendo una sinfonia stonata. Ma il tema più
interessante sviluppato dal film è quello del rapporto fra genitori e figli. Il
coach, unica figura genitoriale maschile presente nel film (circondato però da
madri di colore apprensive e amorose), si sostituisce al padre di ciascuno di
questi ragazzi nel tentare di dare loro regole e rigore. Insegna loro a giocare
ma accetta anche che facciano di testa loro, disobbedendo a schemi non più funzionali
per vincere la partita. Le regole principali rimangono (le dimensioni del campo, il dover fare canestro) ma la
partitura devono scriversela loro. La disobbedienza come valore. D’altronde se
l’uomo non avesse disobbedito a quest’ora non ci sarebbe stato alcun progresso
e saremmo, probabilmente, ancora nelle grotte e non (quasi) su Marte... bel
film.
Dopo il primo anno di rodaggio
contiamo che il secondo sia di consolidamento e di avvio di un’offerta culturale
sempre più interessante e stimolante per tutti.
Stay tuned.
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