Ma cosa ci sta sotto un campo
estivo? Per qualcuno potrebbe rappresentare un “parcheggio” per i propri figli
o nipoti, per altri una serie di giochi al fine di tenere occupati di bambini,
per altri ancora una serie di attività per far divertire tutti. Ma siamo seri:
se fosse qualcosa del genere perché la Chiesa, la sposa di Gesù, dovrebbe
investirvi energie? Per tirare su qualche soldo per poter pagare delle spese
ok, ma tutti qui?
Certamente no. Al cuore di ogni
grest vi è il cammino al servizio degli animatori. È sporcandosi le mani,
ingegnandosi per disegnare le scenografie, stando fianco a fianco con dei
piccoli che fanno esperienza di Dio, se guidati e attrezzati di strumenti. A
cascata certamente i primi beneficiari saranno i ragazzini iscritti, è ovvio.
Non si tratta di dare attenzione ad alcuni per toglierne da altri: si tratta di
generare uno stile di servizio come quello del buon samaritano che “perde il
suo tempo” per l’altro, un modo di relazionarsi simile a quello del bel pastore
che chiama ciascuno per nome e viene riconosciuto dal gregge.
Per quanto mi riguarda la mia
missione nella missione di un campo estivo è quella di cercare, trovare e
adoperare le leve giuste affinché ciascun animatore possa essere messo in grado
di fare esperienza del Dio della rivelazione. Certamente c’è bisogno di tanta
preghiera ma anche di tante persone adulte e giovani che possano permettere
tutto questo.
A volte ricevo telefonate da
parte dei genitori che desiderano iscrivere il proprio figlio al grest ma
capisco che stanno cercando altro. Da un lato li capisco: c’è un’esigenza.
Dall’altro non li capisco: davvero ti interessa di più lamentarti del fatto che
non copriamo anche le ultime due settimane di luglio perché non sai come
sistemare le cose piuttosto di sapere lo spessore dell’esperienza che tuo
figlio potrebbe fare nel tempo che abbiamo?
L’estate è ormai addosso come
dice Jovanotti in una delle sue canzoni e come educatori e animatori
desideriamo che anche l’odore delle “pecore” ci rimanga appresso.