“Adesso,
concluso questo Giubileo, è tempo di guardare avanti e di
comprendere come continuare con fedeltà, gioia ed entusiasmo a
sperimentare la ricchezza della misericordia divina. Le nostre
comunità potranno rimanere vive e dinamiche nell’opera di nuova
evangelizzazione nella misura in cui la “conversione pastorale”
che siamo chiamati a vivere sarà plasmata quotidianamente dalla
forza rinnovatrice della misericordia. Non limitiamo la sua azione;
non rattristiamo lo Spirito che indica sempre nuovi sentieri da
percorrere per portare a tutti il Vangelo che salva.” [Papa
Francesco, Misericordia et Misera]
Con
queste e altre parole, Papa Francesco dava nuovo vigore all'anno
pastorale in corso, che seguiva un anno di grazia speciale, il
giubileo della misericordia.
Mi
sono venute in mente queste parole ripensando all'anno di oratorio
invernale (ottobre-maggio) che è passato. Oltre un centinaio tra
bambini e ragazzi hanno trovato casa nei diversi oratori della nostra
unità pastorale. Una trentina i volontari, fra adolescenti e adulti,
che hanno servito i più piccoli in oratorio.
Mi
vengono in mente tanti sorrisi, tante grida, tanto entusiasmo. E
subito anche i lamenti per una piccola ingiustizia subita, un litigio
per un fallo commesso, uno sbuffo per i compiti che non si vorrebbero
fare col desiderio di andare a giocare all'aperto.
Ci
sono stati giorni di scontri e giorni di incontri. Ci sono stati
episodi pesanti e di provocazione, ma anche giorni di riconciliazione
e di dialogo. Sono stati intrapresi sentieri per accompagnare quanti
hanno abitato gli oratori nel modo più evangelico possibile, che ha
significato spesso anche vivere quel morire a se stessi che ci tiene
sempre in bilico fra il fallimento e la speranza.
“L’oratorio
accompagna nella crescita umana e spirituale le nuove generazioni e
rende i laici protagonisti, affidando loro responsabilità educative.
Adattandosi ai diversi contesti, l’oratorio esprime il volto e la
passione educativa della comunità, che impegna animatori, catechisti
e genitori in un progetto volto a condurre il ragazzo a una sintesi
armoniosa tra fede e vita. I suoi strumenti e il suo linguaggio sono
quelli dell’esperienza quotidiana dei più giovani: aggregazione,
sport, musica, teatro, gioco, studio”. [La vita buona del Vangelo,
Orientamenti Pastorali 2010-2020 CEI]
Abbiamo
vissuto vere pagine di Vangelo: la parabola del padre benedicente,
quella del pastore che perde una pecora e lascia il gregge per
andarla a recuperare, quelle del deserto e quelle della folla che
chiede miracoli... Insomma tante e tante pagine, e il Signore si
manifesta nella storia dei nostri piccoli oratori: questa è la cosa
più bella.
Questo
momento, quello in cui scrivo, si sta trasformando per me in semplice
preghiera: essenza di essa infatti è il restare alla presenza del
Signore. Stare e fare memoria dei “Golia” che ha fatto abbattere
ai tanti piccoli “Davide” che sono passati in oratorio, dei
“samaritani” che sono andati verso il prossimo e se ne sono presi
cura, dei “Giuseppe” che hanno fatto il proprio pezzo nel
silenzio, senza chiasso. E scoprire dietro a tutti questi il Signore,
che a suo modo (cioè a partire dai piccoli) regna nella storia.
Grazie
a tutti gli “operai” che hanno permesso questo. Grazie a chi ha
pregato per promuovere le dinamiche di prevenzione e di
accompagnamento che generano un oratorio.
Preghiamo
il Signore della messe perché mandi altri operai nella sua messe:
abbondante infatti è la messe ma pochi ancora gli operai.
“Gli
oratori possono fare molto in termini di prevenzione e si sostegno ai
ragazzi e ai giovani in difficoltà. Occorre per questo che sappiano
stare anche sulla strada per cercare e per accogliere i soggetti più
feriti e bisognosi”. [Il laboratorio dei talenti, Nota pastorale
sul valore e la missione degli oratori CEI]
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