Seconda relazione del Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile 2017
L'atto generativo è fisico, morale e spirituale. Vi sono tre nemici dell'atto generativo: l'isolamento; la paura e il pregiudizio; infine, la fretta del risultato. educare i giovani è un gioco di squadra. L'"educatore-chioccia" è un battitore libero che non rende liberi i suoi ragazzi. Gesù lascia sempre liberi di seguirlo. Le pecore da pascere sono di Dio, non mie.
Occorre custodire la comunità per preparare i ragazzi alla missione. se la comunità prepara alla missione allora è generativa.
la comunità cristiana può essere intesa in tre modi:
- l'insieme degli operatori pastorali
- l'insieme di chi partecipa all'Eucarestia domenicale
- l'insieme dei battezzati che abitano in un certo territorio
Ogni parrocchia offre un volto specifico della Chiesa e, dunque, anche una missione specifica.
"Educare è cose di cuore" soleva ripetere don Bosco. Ciò implica che per educare occorre un ascolto cordiale e un incoraggiamento dei giovani.
Spesso rileggiamo il passato con una veste angelica mentre il presente dei giovani con una veste diabolica: gli educatori devono educare anche la comunità cristiana nel restituire un volto più reale dei giovani.
La comunità della parrocchia deve allora allargarsi anche ai non battezzati. Educare è allenare i ragazzi ad amare il sentiero: accompagnare il cammino e farlo vedere nella sua bellezza. L'educatore non aspetta, infatti, i ragazzi alla meta ma li affianca, li aspetta, li esorta e racconta le proprie fatiche, mettendosi sempre in ascolto della vita dei ragazzi.
Il gioco dell'oca è simbolo della pastorale dinamica, che risponde al ritmo del tempo e non allo spazio da riempire. L'educatore non è un fotografo ma un regista: non giudica ma accompagna le evoluzioni e gli sviluppi dei ragazzi.
Gesù lavorava in equipe: avrebbe lavorato molto meglio da solo. Occorre passare da una prima persona singolare a una prima persona plurale.
Mons. Erio Castellucci - Vescovo di Modena